“Sulla Consulta palese il conflitto d’interessi, Marini dovrebbe farsi da parte”: parla Zanella (Avs)

Sull'elezione del giudice della Consulta parla la capogruppo Avs alla Camera, Luana Zanella: "Da Meloni una chiamata alle armi".

“Sulla Consulta palese il conflitto d’interessi, Marini dovrebbe farsi da parte”: parla Zanella (Avs)

Domani il Parlamento in seduta comune voterà per l’elezione di un giudice della Consulta. Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera, cosa farà il vostro gruppo parlamentare?
“Stiamo valutando insieme alle altre forze dell’opposizione, non essendo arrivato nessun invito da parte della maggioranza a svolgere un ragionamento comune, come impone la Costituzione quando si eleggono i giudici dell’Alta Corte. Ricordo che quel voto rappresenta un momento molto significativo della nostra democrazia costituzionale e la maggioranza qualificata indica la necessità di coinvolgimento anche della minoranza”.

Perché già si parla di un blitz da parte della maggioranza?
“Beh…è sotto gli occhi di tutti il tentativo della destra di fare il pieno dei propri voti per il proprio candidato, la presidente Meloni ha lanciato una vera e propria chiamata alle armi pretendendo la presenza in Aula senza ammettere giustificazione alcuna. Potrebbe essere considerato un atto di responsabilità istituzionale, se non si sapesse che la premier vuole imporre il proprio candidato a tutti i costi”.

A dicembre ci saranno altri tre giudici della Consulta in scadenza. Temete una vera e propria occupazione della Corte costituzionale da parte della maggioranza?
“È un timore fondato contro cui cerchiamo di opporre buon senso e cultura giuridica”.

Il nome della destra, in questo momento, è quello di Francesco Saverio Marini. Parliamo di uno degli autori della riforma del premierato, che sarebbe chiamato a giudicare anche i referendum su questioni come l’Autonomia e la cittadinanza, di certo fondamentali per la maggioranza. Secondo voi c’è il rischio concreto di un conflitto d’interessi?
“È palese il conflitto di interessi. Non è un rischio, è una certezza. Anzi, la candidatura del professor Marini è funzionale ad avere una futura copertura, se il Parlamento davvero approvasse il premierato, all’interno dell’organo che sicuramente sarà chiamato ad esprimersi. Dovrebbe egli stesso fare un passo indietro, visto che chi lo propone non ha abbastanza a cuore lo spirito costituzionale”.

C’è poi anche un tema di genere: questo giudice sostituirà Silvana Sciarra. La destra dimostra di non avere alcun interesse per la salvaguardia della parità di genere?
“Questo non stupisce, purtroppo c’è un arretramento sostanziale. Parlare di parità di genere mi sembra riduttivo. Moltissime sono le donne che eccellono nel mondo della giustizia, delle scienze giuridiche, nell’avvocatura. Le prime otto magistrate sono entrate in ruolo nel 1965, ora sono oltre il 55%. Nella Corte Costituzionale la prima donna a entrare fu l’avvocata Fernanda Contri. Dei 119 giudici costituzionali, si contano solo sette donne. Non ci sono ragioni fondate e decenti per escludere candidature femminili nella rosa di nomi eleggibili”.

Le opposizioni porteranno davvero avanti il loro Aventino in Aula o secondo lei c’è il rischio di qualche cambio d’idea all’ultimo, soprattutto dopo le recenti tensioni sulle alleanze alle elezioni regionali? Crede che la maggioranza, che parte da 355 voti e deve raggiungerne 363, possa riuscire nel suo blitz?
“La maggioranza tenterà il blitz, noi cercheremo di farlo fallire. Credo che noi di Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle e Pd siamo totalmente in sintonia su questa battaglia”.