“Sulla Consulta fallito un atto di prepotenza, gravissimo il blitz di Meloni”: parla Colucci (M5S)

Sul fallito blitz della maggioranza sull'elezione del giudice della Consulta parla Alfonso Colucci (M5S): "Era un atto di prepotenza".

“Sulla Consulta fallito un atto di prepotenza, gravissimo il blitz di Meloni”: parla Colucci (M5S)

Il blitz della maggioranza sull’elezione di un giudice della Consulta è fallito. Alfonso Colucci, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari costituzionali alla Camera, le destre hanno rinunciato alla prova di forza solo per paura di non farcela?
“Hanno rinunciato perché hanno fatto il conto e non avevano i numeri, altrimenti avrebbero fatto sicuramente questo atto di prepotenza. Solo l’idea di poter eleggere un giudice della Corte costituzionale con un blitz, emerso nelle chat che sono state pure bucate, già di per sé è gravissimo. Peraltro organizzato personalmente da Meloni”.

A suo giudizio ritenteranno la stessa strada, senza confronto con le opposizioni?
“Io spero proprio di no, perché pensare che la maggioranza possa eleggere all’Alta Corte il consulente giuridico del governo e della Meloni è veramente gravissimo. Cioè proprio nel contenuto è irricevibile. Il professore Marini è il padre della riforma del premierato. Tanto più vista la qualità giuridica del testo, davvero scadente, al di là del merito con diversi profili critici. Il professor Marini ha già dato prova delle sue qualità e dovrebbe da consulente politico della Meloni alla Corte andare a decidere sui ricorsi contro l’Autonomia il 12 novembre. E poi, forse, in futuro anche i ricorsi avverso la stessa riforma del premierato. È incredibile”.

Nel caso di Francesco Saverio Marini il problema è legato più al metodo o più al conflitto d’interessi di cui parlava?
“Entrambe le circostanze. Noi contestiamo il merito, è il consulente giuridico della Meloni, padre del premierato, che giudicherebbe sull’Autonomia. E in più si sostituirebbe una donna, la professoressa Sciarra. Anche qui c’è un problema. E poi contestiamo il metodo: non è possibile che un giudice venga eletto con un blitz”.

Siete contrari a qualsiasi accordo ora?
“Penso che sarebbe opportuno che si arrivi attraverso un coinvolgimento delle opposizioni. Essere giudice della Corte costituzionale vuol dire giudicare sulla legittimità delle legge, è un ruolo che pone la personalità davvero super partes ed è per questo che le elezioni dovrebbero essere oggetto di un accordo tra maggioranza e opposizione. La stessa logica che abbiamo affermato sulle riforme costituzionali. Noi eravamo pronti ad aprire un tavolo”.

Con la votazione di ieri si riapre l’opzione di un accordo tra maggioranza e opposizione o ora diventa impossibile?
“Noi siamo aperti a garantire che alla Corte costituzionale accedano personalità di spicco, che possano svolgere, per meriti, al meglio quell’alta funzione. Il nostro unico criterio non è di appartenenza, ma di merito, valore e qualità. Non possiamo accettare che il consulente di Meloni diventi giudice della Corte costituzionale, è conflitto d’interessi”.

Fratelli d’Italia replica dicendo che non è il primo caso: è davvero una pratica normale?
“No, non lo è affatto, questa personalità è in evidente conflitto d’interessi. Non è pensabile che un consulente del governo giudichi sui ricorsi delle Regioni di opposizione contro l’Autonomia. Non è pensabile che lui che ha scritto la riforma del premierato vada a decidere sui profili di costituzionalità. Non è mai avvenuto prima”.

Pensa il centrosinistra, dopo l’iniziativa unitaria di ieri, riuscirà a proseguire sulla stessa strada finché non ci sarà un accordo con la maggioranza?
“Sì, io penso proprio di sì, nel senso che questo accordo tra M5S, Pd e Avs è un accordo solido. Le annuncio che ad esempio presenteremo una mozione unitaria contro l’Autonomia differenziata che verrà discussa entro questo mese o a novembre alla Camera. Diciamo che queste tre forze insieme su programmi e progetti condivisi possono davvero esprimere tutta la propria forza”.

E lo stesso discorso può valere per Azione e Italia Viva? Vi fidate?
“La posizione su Italia Viva è stata molto chiara, noi pensiamo che non ci siano margini di accordo con Italia Viva per una serie di ragioni di natura politica, per la sua linea su provvedimenti fondamentali che hanno approvato come il Jobs Act o che non hanno votato come il salario minimo e il Reddito di cittadinanza. Votano con la maggioranza sulla giustizia come sul bavaglio ai giornalisti. E da loro nasce la proposta della commissione Covid, un atto di accusa contro il presidente Conte. Non pensiamo che un parlamentare italiano possa ricevere soldi da un paese estero, soprattutto come l’Arabia Saudita. Noi facciamo il nostro corso, poi se Italia Viva riterrà di non votare come credo abbia fatto ieri alla Camera è una sua scelta, ma l’accordo strutturale è con Pd e Avs”.