Sul tavolo 25 miliardi “virtuali”. Dal governo la solita fuffa

Le risorse promesse dalla premier alle imprese sono subordinate all’ok dell’Unione europea che già frena sul Patto

Sul  tavolo 25 miliardi “virtuali”. Dal governo la solita fuffa

C’era attesa per l’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il governo e i rappresentanti delle categorie produttive, convocato per pianificare una risposta ai dazi americani in termini di risorse da mettere sul tavolo per supportare i comparti maggiormente penalizzati.

Agli incontri, presieduti dalla premier Giorgia Meloni, hanno partecipato i vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini (in videocollegamento), i ministri Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso, Tommaso Foti, Francesco Lollobrigida e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.

Tra le associazioni Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, le Pmi e le associazioni dell’agroalimentare. Ma il risultato qual è stato? Tante parole e solita fuffa.

Sul tavolo Meloni mette 25 miliardi ma sono virtuali

“Abbiamo individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano e della sua prossima revisione circa 14 miliardi di euro che possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività”, ha detto Meloni.

“Una ulteriore opportunità che intendiamo cogliere è quella della revisione della politica di coesione che la scorsa settimana è stata approvata dalla Commissione su proposta del vicepresidente Fitto”: in questo ambito, “circa 11 miliardi di euro possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti”.

Insomma, in totale si parla di 25 miliardi di euro. Ma perché diciamo allora la solita fuffa? Perché la disponibilità di questi fondi non c’è, è solo sulla carta e dipende dalla volontà o meno della Commissione europea ad accordare la riprogrammazione di tali fondi.

Per non parlare del pressing del governo Meloni per un allentamento del Patto di stabilità. Le destre chiedono una revisione che consenta margini di spesa più ampi e un allentamento del green deal.

L’Ue frena sulla sospensione del Patto di stabilità

Anche Urso annuncia: “Chiederemo all’Ue una misura shock anche per sospendere alcune delle regole folli del green deal”. Ma sulla sospensione del Patto, Bruxelles frena: “La questione è stata sollevata ma la discussione non è ancora iniziata”, dice un alto funzionario Ue.

“Penso che sia un po’ presto per iniziare a discutere la clausola di salvaguardia generale”, che tra l’altro “consente più flessibilità nello spazio fiscale” ma “non crea spazio fiscale che non c’è”.

Nell’ottica di sedurre l’esecutivo comunitario, ad ogni modo, Meloni ha deciso di volare a Washington il 17 aprile e di portare a Donald Trump la proposta di Ursula von der Leyen.

Meloni col cappello in mano da Trump

“La sfida da esplorare è invece quella che l’Italia è stata tra le prime nazioni a promuovere, e che anche la presidente von der Leyen lo ha ribadito, ovvero la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula ‘zero per zero’. In questo mi pare che ci sia da parte della presidente della Commissione e da parte del Commissario al Commercio che sta trattando una disponibilità”, dice Meloni.

“È questo il negoziato che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me che sarò a Washington il prossimo 17 aprile e ovviamente intendo affrontare anche questa questione con il Presidente degli Stati Uniti”, conclude.

Nel frattempo “alle categorie produttive, al mondo del Made in Italy e a tutte le organizzazioni datoriali e sindacali”, Meloni lancia l’invito ad “un nuovo patto per fare fronte comune rispetto alla nuova delicata congiuntura economica che stiamo affrontando”.

La crisi innescata dai dazi, dice sposando la linea della Lega, può essere “un’occasione per rendere il nostro sistema economico più produttivo e competitivo”.

Alle categorie offre poi l’attivazione di tavoli di lavoro. Fuffa.