L’impressione è che il governo sul Superbonus si sia incartato come non mai. Oggi prende il via in commissione Finanze della Camera il cammino del decreto che, di fatto, segna la fine del Superbonus con lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito. E ieri si è tenuto a via XX Settembre il tavolo tecnico, presieduto dal viceministro Maurizio Leo, sulle misure in materia di bonus edilizi approvate il 16 febbraio scorso. In campo l’ipotesi di agire sugli F24 per sbloccare i crediti incagliati e deroghe per gli interventi legati al spot-sisma e gli incapienti.
Nella nota del Mef, diffusa al termine della riunione (presenti tutti i soggetti coinvolti nel dibattito, dall’Abi all’Agenzia delle entrate, Cdp e Sace, da Confindustria ad Ance, Confedilizia e tutte le altre associazioni di categoria) fa capolino “l’urgenza di intervenire individuando strumenti in grado di dare tempestiva risposta al settore delle imprese edili”. Le varie proposte presentate al tavolo verranno approfondite e valutate in vista della convocazione di un prossimo nuovo incontro tecnico, assicura il Mef. Confermando di fatto che a oggi non c’è ancora una soluzione condivisa.
Pressing alle stelle
Il pressing delle associazioni di categoria è altissimo. “Per noi è fondamentale, oltre alle modifiche, trovare rapidamente una soluzione allo sblocco dei crediti incagliati” anche “aprendo all’acquisto da parte delle partecipate”, ha detto la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. La presidente ha spiegato che Abi e Mef stanno ancora lavorando sulla capienza residua delle banche, e la prossima settimana si avrà un quadro più chiaro anche sul peso dei crediti sul deficit. “Ma non si può aspettare un’altra settimana, serve un segnale prima”, ha aggiunto.
“La disponibilità del Governo di risolvere l’emergenza dei crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese dovrà tradursi nei prossimi giorni in un provvedimento urgente”, si aggiunge al coro la Cna. “È cresciuto l’apprezzamento per la proposta Abi e Ance sull’utilizzo dell’F24. Tale proposta è la soluzione percorribile visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche, certificati dalla Commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giugno”, afferma il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero. Ma la strada degli F24 non per tutti è risolutiva. “Va messo in campo rapidamente l’intervento di un acquirente pubblico di ultima istanza, in alternativa all’assorbimento dei crediti da parte delle banche”, dice Confartigianato.
“Va messa in campo un’alternativa attraverso l’intervento di un acquirente pubblico di ultima istanza, come Cassa Depositi e Prestiti, in presenza di una massa significativa di crediti frammentata in una pluralità di singoli crediti di importo ridotto”. Trasformare le detrazioni fiscali maturate fino ad oggi in crediti di imposta, permettendo così di compensare con tali crediti tutte le imposte statali e comunali dovute.
Prevedere un meccanismo graduale di assorbimento delle detrazioni e l’eliminazione delle sanzioni fiscali per evitare che al fallimento di parecchie imprese (che si verificherà inevitabilmente a causa della scarsa disponibilità degli istituti di credito ad acquisire i crediti) i lavori restino incompleti e quindi non più agevolabili, con conseguenze devastanti direttamente su proprietari e condòmini. E reintrodurre, per i lavori con Cila depositate successivamente al 16 febbraio, la possibilità della cessione delle detrazioni per gli incapienti. Sono le proposte invece dell’Unione dei piccoli proprietari immobiliari (Uppi).
La battaglia
Il M5S intanto non molla la presa. “Il governo sta dicendo solo falsità”, dice il suo presidente Giuseppe Conte, parlando del Superbonus. “Venga in Aula a spiegare agli italiani” cosa intende fare, osserva l’ex presidente del Consiglio. “Le dichiarazioni del ministro Giancarlo Giorgetti su un presunto buco di bilancio causato dal Superbonus alle casse dello Stato sono false e di una gravità inaudita, ed è doveroso che venga in Aula a spiegare dove ha preso questi numeri”, spiega Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera M5S. “La narrazione sul Superbonus messa in piedi dal governo, mirata a mistificare la realtà e a nascondere la propria incompetenza, rischia di far perdere il lavoro a 130 mila persone e di far chiudere 40 mila aziende.
Anche questa volta l’esecutivo Meloni cerca di utilizzare le bufale per giustificare scelte tutt’altro che patriottiche, ma i numeri sono chiari e non possono essere travisati. Per questo ribadiamo la nostra richiesta di informativa al ministro dell’Economia”, conclude Silvestri. Intanto dalla Guardia di Finanza emerge quanto già trapelato in passato. Ovvero che solo una minima parte delle frodi in materia di bonus in materia edilizia ed energetica riguarda il Supebonus. Dal risultato del lavoro della Guardia di Finanza nell’ultimo biennio emergono i dati delle frodi su fatture gonfiate o facciate mai rifatte.
“Un’ampia casistica di illeciti” per un sequestro di oltre 3,7 miliardi di crediti d’imposta inesistenti. Le cifre sono state fornite dal comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana. Le irregolarità sono varie: dall’assenza di lavori edilizi necessari a conferire il diritto ai vantaggi fiscali alla dichiarata esecuzione di ristrutturazioni su immobili non riconducibili ai beneficiari delle detrazioni. Oppure, ancora, tante cessioni ‘a catena’ dei crediti attraverso prestanome o imprese compiacenti. “Premesso che sono situazioni in continuo divenire, le frodi maggiori hanno riguardato il bonus facciata e l’ecobonus mentre la parte relativa alle due tipologie di superbonus si aggira intorno al 4-5%” degli illeciti.