Tutto come previsto. Alla fine anche al Senato il Governo ha deciso di mettere la fiducia sulla legge elettorale, provocando le ire delle opposizioni che dopo le proteste in Aula sono scese in piazza. Se alla Camera le fiducie erano state 3, stavolta il premier Paolo Gentiloni e i suoi hanno alzato la posta, decidendo di blindare tutti e 5 gli articoli della legge che porta il nome del capogruppo dem a Montecitorio, Ettore Rosato. “La fiducia la decide il Governo e io in questo caso la approvo, i 5 voti sono solo una questione tecnica – ha detto Luigi Zanda (Pd) –. Siamo all’interno dei regolamenti”. Per il presidente dei senatori dem “gli emendamenti per i quali poteva essere richiesto il voto segreto sono 50, e sono strumentali. Non è un voto di coscienza, è un voto di manovra politica. Non so se avrebbe retto la maggioranza – ha rivelato Zanda – ma siamo ormai alla fine della legislatura e non possiamo sovrapporre la legge elettorale con la legge di bilancio”. L’Aula di Palazzo Madama comincerà a votare oggi pomeriggio (atteso l’intervento di Giorgio Napolitano) mentre le dichiarazioni di voto finali sono fissate per domani a partire dalle 9.30, con il via libera definitivo che dovrebbe arrivare per le 11.
Porte girevoli – Tra le prime reazioni arrivate dopo l’annuncio dell’Esecutivo c’è stata quella di Mdp. “Noi voteremo contro questa fiducia e usciamo dalla maggioranza”, ha dichiarato la presidente dei senatori bersanian-dalemiani, Maria Cecilia Guerra, al termine della conferenza dei capigruppo, prima di salire al Quirinale dal capo dello Stato Sergio Mattarella. A rincarare la dose, insieme alla stessa Guerra, ci hanno pensato Federico Fornaro e Carlo Pegorer. “Oggi (ieri, ndr) Gentiloni è passato alla storia per aver battuto un triste primato: essere il primo presidente del Consiglio dall’Unità d’Italia a porre la fiducia sulla legge elettorale sia alla Camera sia al Senato – hanno attaccato i tre senatori di Mdp –. Nel 1923, infatti, Mussolini pose la fiducia su di un ordine del giorno e su di un emendamento della legge Acerbo”. Parole bollate come “inaccettabili” dal Pd. Oltre a quelli di Pd, Alternativa popolare, Lega e Forza Italia, Renzi potrà contare anche sul sostegno dei verdiniani di Ala: 12 su 14 voteranno infatti la fiducia alla legge, decisione che ha contribuito a incendiare gli animi con le opposizioni.
Pro e contro – Per Roberta Lombardi (M5S) si tratta infatti di un “atto eversivo”, anche perché – ha detto – il Rosatellum bis “è una legge elettorale contro i Cinque Stelle ed è antidemocratica e incostituzionale perché stacca completamente l’eletto dall’elettore”. Anche Sinistra Italiana, che con Loredana De Petris ha occupato la poltrona del presidente del Senato Pietro Grasso dopo l’annuncio della fiducia, ha alzato le barricate. “Siamo di fronte ad un vero e proprio colpo di mano che è segno di debolezza e ipocrisia – ha ragionato il segretario di SI Nicola Fratoianni –. Questa maggioranza continua a pensare di disegnare la legge elettorale sulla base dei propri interessi”. Di parere diametralmente opposto la Lega. “Speriamo che passi, prima c’è la legge e prima si vota”, ha tagliato il corto il leader Matteo Salvini.