Sul ReArm decide solo lei: von der Leyen sfida l’Europarlamento

Strasburgo intanto dice sì al Piano per l’industria della Difesa. Tra gli italiani a favore solo i dem di Elly Schlein.

Sul ReArm decide solo lei: von der Leyen sfida l’Europarlamento

Ursula von der Leyen ancora una volta dimostra di non aver rispetto del Parlamento. L’Eurocamera appena ventiquattrore prima ha detto no, con un sussulto di dignità, alla procedura d’urgenza voluta dalla stessa presidente della Commissione Ue per accorciare i tempi di approvazione del piano per il riarmo europeo.

La Commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera (Juri) ha approvato una relazione che condanna l’uso, richiesto da von der Leyen proprio quando presentò il piano ReArm, dell’art.122 dei Trattati, una procedura d’urgenza che elude la consultazione del Parlamento europeo e avvia direttamente i negoziati con i 27 Stati membri.

Ursula ignora la relazione dell’Eurocamera sull’iter per il riarmo

Ma la numero uno dell’esecutivo comunitario ha deciso di ignorare la relazione e di tirare dritto, sebbene il parere di Juri sarà ora sottoposto alla presidente del Pe “affinché valuti ulteriori passi a riguardo”. Ovvero Roberta Metsola può decidere di presentare un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia a nome dell’Eurocamera. Qualora invece intenda discostarsi dalla raccomandazione della commissione Juri, sarà la Conferenza dei Capigruppo del Pe a decidere se procedere o meno.

“Siamo informati del voto” in Commissione Juri. “Noi non abbiamo commentato ma ricordiamo che lo strumento proposto per la difesa è stato avanzato per un serio rischio sulla sicurezza. Nelle sue linee guide la presidente ha specificato che l’uso dell’articolo 122 sarebbe stato effettuato solo per circostanze eccezionali ed è quelle in cui ci troviamo”, ha detto un portavoce della Commissione europea.

Il Movimento Cinque Stelle chiede che Ursula ci metta la faccia

“La decisione della Commissione europea di ignorare il voto all’unanimità della commissione Giuridica del Parlamento europeo è un ulteriore grave sfregio alla democrazia. Tuttavia non basta nascondersi dietro le parole di un portavoce, la Commissione ci deve mettere la faccia”, ha dichiarato la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo. “Per questa ragione chiediamo alla Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo di calendarizzare un dibattito con risoluzione per la prossima plenaria di maggio a Strasburgo”, concludono i pentastellati.

L’Eurocamera approva il Piano per l’industria della Difesa Ue

Intanto le commissioni Industria e Sicurezza e Difesa del Pe hanno approvato la proposta di regolamento per il programma europeo per l’Industria e la Difesa (Edip). Il testo finale fissa al 70% la quota minima di componenti originari dall’Unione europea dei prodotti che possono essere acquistati tramite gli appalti congiunti finanziati dal bilancio di 1,5 miliardi di euro del dispositivo.

È la quota minima del criterio “buy european” che mira a rafforzare l’autonomia strategica dell’Ue nella Difesa. Nel testo si prevede una dotazione finanziaria aggiuntiva di 15 miliardi di euro fornita dagli Stati membri per gli investimenti nella base industriale europea, e di ulteriori 5 miliardi di euro, sempre garantiti dagli Stati Ue, a favore della base industriale ucraina.

Tra gli italiani favorevoli al Piano solo i dem

La proposta ha incassato il voto favorevole della maggioranza dei Popolari, dei liberali e dei socialisti. Sul fronte italiano si sono schierati a favore del testo solo i tre esponenti del Pd presenti nelle relative commissioni, Lucia Annunziata, Nicola Zingaretti e Giorgio Gori. Contrari al testo invece gli eurodeputati di Forza Italia, non presenti in aula ma che hanno delegato i colleghi popolari polacchi, di cui era nota la posizione fermamente contraria, a sostituirli al voto.

Nella giornata di mercoledì la stessa eurodeputata forzista Letizia Moratti aveva infatti espresso ai colleghi una posizione fermamente contraria al testo di accordo ritenuto poco vantaggioso per le industrie italiane, spiegano fonti forziste. Preoccupazioni condivise anche dagli esponenti di FdI, rappresentati in aula da Elena Donazzan che si è schierata contro il testo.

Voto contrario, infine, anche dal pentastellato Dario Tamburrano che poco dopo ha attaccato il regolamento Edip come “l’avvio del processo di militarizzazione dell’economia europea”. No anche dal leghista, Paolo Borchia.

FdI vota contro ma per il M5S è solo per difendere le lobby della difesa Usa

Secondo Gaetano Pedullà, vicecapodelegazione del M5S al Parlamento europeo, “Fratelli d’Italia ha votato contro il regolamento Edip poiché il regolamento contiene un aumento dal 65% al 70% degli acquisti di armi di produzione europea e le lobby della difesa a stelle e strisce si sono arrabbiate, poverine. Meno male che c’è il partito di Giorgia Meloni a difenderle, altrimenti chissà avrebbero rischiato la bancarotta”.