Dopo mesi di dibattito e davanti a costi fuori scala, l’Unione europea ha siglato l’accordo per il price cap. L’intesa è stata raggiunta raggiunta al Consiglio Affari Energia malgrado l’astensione di Austria e Paesi bassi nonché il solito No dell’Ungheria di Viktor Orbàn.
Come stabilito, Bruxelles ha fissato il tetto al prezzo massimo del gas importato dalla Russia a 180 euro per megawatt/ora. Si tratta di un price cap che è più alto di circa 70 euro rispetto ai valori attuali di mercato. Insomma una misura tutt’altro che incisiva come ci si aspetterebbe davanti a uno scenario in cui le tensioni internazionali hanno mandato sull’ottovolante le quotazioni del gas.
Un valore che è ben più basso dei 275 euro per megawatt/ora proposti dalla Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, ma al contempo più alto dei 160 euro per megawatt/ora chiesti dai Paesi dell’Europa meridionale.
Sul price cap del gas arriva l’accordo
La situazione è stata sbloccata quando sono state superate le resistenze della Germania del cancelliere Olaf Scholz che ha preteso una serie di paletti per dare il via libera al price cap. Per prima cosa è stato deciso che la misura entrerà in vigore il 15 febbraio prossimo, come chiedeva Berlino, mentre restano sempre tre i giorni necessari per far scattare il meccanismo di correzione.
Inoltre è stato stabilito che la differenza con il costo del gas liquefatto (gnl), più costoso, deve essere di almeno 35 euro così da scongiurare la possibilità che prezzi troppo bassi inducano i fornitori a destinare altrove i carichi navali.
L’arma spuntata
Insomma la misura appare tutt’altro che risolutiva ed è evidente come sia il risultato di una mediazione che rischia di fare tutti scontenti. A preoccupare, infatti, è soprattutto il fatto che il tetto è fin troppo alto rispetto ai prezzi attualmente disponibili e questi sono già fuori scala rispetto agli anni passati.