Fallito il tentativo di eliminare le multe per gli esercenti che rifiutano i micro-pagamenti con carte e bancomat, il governo guidato da Giorgia Meloni aveva promesso di azzerare (o almeno ridurre) le commissioni sul Pos. Con l’approvazione della manovra, l’esecutivo aveva dato agli operatori, a partire dalle banche, massimo tre mesi di tempo. E aveva preso l’impegno di aprire un tavolo per trovare un accordo e abbassare i costi per gli esercenti.
L’intesa doveva arrivare entro la fine di marzo. Siamo a fine giugno e ancora non c’è traccia dell’accordo. Non c’è nessun abbassamento dei costi delle commissioni per i pagamenti sotto i 30, i 10 e neanche i 5 euro. La scadenza è ormai passata da tempo e nulla è cambiato, con buona pace degli esercenti e dei professionisti, ancora costretti ad accettare pagamenti per qualsiasi cifra con il Pos per non incorrere in una sanzione da 30 euro più il 4% del valore della transazione rifiutata.
Il tema delle commissioni sui pagamenti con carte e bancomat torna in questi giorni dopo la decisione dell’Agenzia del Demanio di ripristinare l’obbligo di Pos anche per le tabaccherie. Il governo, però, non è ancora riuscito a mantenere la sua promessa sull’azzeramento delle commissioni, nata dopo essersi rimangiata – in seguito al braccio di ferro con la Commissione europea – l’idea di abolire le sanzioni per chi rifiuta i pagamenti elettronici.
I ritardi del tavolo per azzerare le commissioni sul Pos
Le trattative vanno avanti, anche se con mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Mauro Bussoni, segretario di Confesercenti, spiega a Ilfattoquotidiano.it che il confronto prosegue, ma con “i tempi del ministero dell’Economia”. Bussoni sottolinea soprattutto le difficoltà emerse durante “il confronto con l’Associazione bancaria italiana”.
A Pagella Politica, invece, è il ministero dell’Economia a far sapere che il tavolo sull’azzeramento delle commissioni si avvia verso la conclusione e presto verrà presentata una “soluzione” per ridurre i costi per gli esercenti e i professionisti. Intanto la scadenza di fine marzo è passata e ci si è dimenticati di un altro impegno del governo: in caso di mancato accordo entro quella data la manovra prevedeva un contributo straordinario a carico degli operatori (quindi le banche) pari al 50% degli utili derivanti dalle commissioni per le transazioni sotto i 30 euro.
Il tavolo, peraltro, è iniziato con ampio ritardo, solamente il 3 marzo. Al confronto sono presenti i rappresentanti di: Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate, Associazione bancaria italiana, Associazione italiana prestatori servizi di pagamento, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, oltre che del ministero delle Imprese e dell’Agenzia per l’Italia digitale.
Le commissioni per i micro-pagamenti con carte e bancomat
Bussoni spiega che al momento si sta ragionando su tre diverse fasce d’intervento. La prima dovrebbe riguardare i pagamenti fino a 10 euro, con una riduzione consistente delle commissioni, che verrebbero quasi azzerate. La seconda sopra i 10 euro: non si arriverà alla gratuità, come speravano gli esercenti, ma le commissioni saranno ridotte. E per i pagamenti sopra i 30 euro, invece, l’accordo è più complicato.
Sul Pos governo in ritardo: un’altra promessa tradita da Meloni?
In attesa che si trovi l’accordo, la prima certezza è che il governo è nettamente in ritardo rispetto alla sua promessa, scritta nera su bianco nella manovra: le commissioni sul Pos non sono ancora state azzerate né ridotte. Così come non ha mantenuto la promessa sulle sanzioni alle banche in caso di mancata intesa entro fine marzo. Per il momento parliamo solo di ritardi, ma di certo per ora si può dire che il governo non ha mantenuto la sua promessa fatta agli esercenti.