I ritardi sul Pnrr ci sono eccome. Contrariamente a quanto affermato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la sua replica al Senato del 28 giugno. “Non ci sono ritardi, ma c’è semplicemente un lavoro serio che stiamo cercando di fare”, aveva detto in Aula.
Come ricostruisce Pagella Politica, però, le dichiarazioni di Meloni non sembrano coincidere del tutto con la realtà. E non solo ci sono ritardi sull’erogazione della terza rata, ma anche sulla richiesta della quarta e sulla presentazione delle modifiche al Piano.
Che fine ha fatto la terza rata del Pnrr?
Andiamo con ordine. Il primo problema riguarda l’erogazione della terza rata: il governo Meloni ha inviato la richiesta per ottenere i 19 miliardi il 30 dicembre. Sono passati sei mesi e ancora i fondi non sono stati erogati. Per la prima e la seconda rata l’erogazione era arrivata a quattro mesi di distanza dalla richiesta.
Qualche problema, evidentemente, c’è. Dalla Commissione è stato comunicato che la valutazione è in corso e si sta completando, ma è servito più tempo a causa della complessità degli obiettivi. Secondo Il Sole 24 Ore i soldi non arriveranno prima di settembre.
I ritardi sulla richiesta della quarta rata
Entro il 30 giugno, poi, il governo doveva raggiungere altri 27 tra traguardi e obiettivi per chiedere e ottenere la quarta rata da 16 miliardi. Non tutte le scadenze sono state rispettate e i ritardi principali riguardano l’aggiudicazione delle gare di appalto per gli interventi sugli asili nido. Anche il ministero dell’Istruzione, nella relazione al Parlamento sull’attuazione del Piano, ha ammesso i ritardi.
Anche sulla revisione del Pnrr i tempi sono più lunghi del previsto
La richiesta della quarta rata va, inoltre, di pari passi con la revisione del Piano. Per il governo le due cose vanno tenute insieme e alcuni obiettivi non possono prescindere dalla richiesta di rimodulazione del Pnrr. In sostanza per l’esecutivo prima di presentare la richiesta per la quarta rata è necessario concordare con l’Ue le modifiche.
E qui subentra un altro elemento: Meloni ha comunicato che la richiesta di modifica verrà presentata a Bruxelles entro il 31 agosto, ma l’Ue ha già detto chiaramente che i tempi devono essere molto più stretti per evitare ulteriori ritardi nelle erogazioni delle rate: al più tardi entro inizio luglio. Infine, gli ultimi ritardi riguardano la spesa: a fine febbraio erano stati utilizzati solamente circa 26 miliardi su un totale di quasi 67 ricevuti.