C’è un problema Senato per il Conte bis? A lanciare il warning è dal M5S Primo Di Nicola. Secondo il senatore sul Mes il governo rischia davvero la pelle: “I numeri sono troppo risicati per pensare di affrontare le emergenze che ci aspettano con gli assetti parlamentari attuali”. E i numeri parlano chiaro. Li riassume Openpolis. Da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza per il Covid (31 gennaio) si sono tenuti 8 voti di fiducia a Palazzo Madama. Considerando i 6 senatori a vita, l’attuale maggioranza assoluta è di 161 voti. Ebbene, nelle 8 votazioni il governo non ha mai raggiunto il numero magico.
Ultimo provvedimento votato col ricorso alla fiducia è stato il dl Elezioni passato con 158 sì. E a oggi il Conte II a Palazzo Madama si avvia a fare affidamento su un numero inferiore di voti dei 169 con cui è partito meno di un anno fa. A impensierire Palazzo Chigi ci sono due votazioni da brividi: lo scostamento di bilancio che si dovrà votare a maggioranza assoluta e, anche se a maggioranza semplice, l’eventuale autorizzazione a chiedere il Mes. Ecco perché il piano di Giuseppe Conte è far sì che nelle risoluzioni che lo accompagneranno nel prossimo Consiglio Ue del 17 e del 18 luglio non ci sia alcun riferimento al salva Stati.
Del resto l’accenno non sarebbe giustificato. Sentito da La Notizia il senatore M5S Ettore Licheri ricorda che “sono due gli ordini del giorno del summit Ue di luglio: il quadro finanziario pluriennale e il recovery fund. Sul tavolo non c’è il Mes”. Il presidente della commissione Politiche Ue di Palazzo Madama ridimensiona, poi, le preoccupazioni del “collega e amico Di Nicola”. “A scorrere le votazioni rese al Senato sui decreti del governo, questi sono sempre passati con ampio margine. Quando i provvedimenti presentano contenuti equilibrati e soluzioni per una veloce ricostruzione del Paese il Parlamento ha sempre mostrato un profondo senso di responsabilità”, assicura Licheri.
Certo, se andrà in porto il progetto contiano e pentastellato di rinviare il pronunciamento sul Mes a dopo l’estate, bisognerà mettere in conto il malumore di Forza Italia. Gli azzurri barattano il voto sullo scostamento di bilancio col sì del premier al Mes. Ma col rinvio della questione sul salva Stati il M5S non rischierà pericolose defezioni. Senza considerare che qualche timida apertura dai grillini si registra.
Non solo Di Nicola (“Stop al no ideologico al salva Stati”). Anche Carlo Sibilia (nella foto) all’Adnkronos spiega che senza clausole-trappola sarebbe un sì al Mes. C’è poi una considerazione più forte di tutte che gioca a favore dell’esecutivo. Il partito trasversale di quelli che vedono come fumo negli occhi una crisi (e un ritorno anticipato alle urne) è resistente. E include anche gli ex pentastellati confluiti magari nel Misto. Pochi sarebbero pronti ad abbandonare il loro scranno prima della fine della legislatura.