“Sul Mes la nostra posizione non cambia: questa riforma, così com’è, non ci piace. E con la risoluzione approvata dal Parlamento vincoliano il Governo a sottoporre preventivamente al vaglio delle Camere ogni ulteriore passaggio inerente al trattato”. Non ha dubbi il deputato Cinque Stelle, Raphael Raduzzi, componente delle commissioni Finanze e Bilancio della Camera.
Via libera in Parlamento alla risoluzione sul Mes. Il testo su cui la maggioranza ha trovato l’accordo vi soddisfa?
“Sono state recepite tutte le istanze del Movimento 5 Stelle. Innanzitutto il Parlamento avrà l’ultima parola, non solo sulla ratifica finale del trattato, ma anche ex ante, prima cioè di ogni possibile step in sede europea – precedente all’Eurogruppo decidivo di gennaio-febbraio – nei quali siano previste deliberazioni sia sul Mes che sull’Unione bancaria. In secondo luogo, abbiamo già scritto nero su bianco cosa non deve esserci nel completamento dell’Unione bancaria. Primo: non devono esserci contropartite sulla rischiosità dei titoli di Stato. Secondo: non devono essere penalizzate le banche con una maggiore concentrazione di titoli di Stato né a livello di ponderazione dei rischi né a livello di maggior contribuzione al Fondo di tutela dei depositi europeo”.
Conte ha ribadito che l’Italia non ha nulla da temere dalla riforma del Mes e che il dibattito confuso sul tema non ha aiutato a fare chiarezza sull’argomento. Ce l’aveva con la Lega e, più in generale, con i sovranisti?
“Conte ha ragione nel dire che molti colleghi dell’opposizione hanno sollevato polemiche sulla riforma del Mes, dando spesso l’impressione di non sapere bene di cosa si stesse parlando. Peraltro è bene ricordare che è stato proprio il Centrodestra, nel 2011 e nel 2012, a trattare l’istituzione del Mes e a votare in Parlamento la sua istituzione. Ciò detto, però, riteniamo che su questa riforma restino diverse criticità e che vadano corrette”.
Ad esempio?
“Viene, di fatto, istituito un canale per Paesi di Serie A, che non prevede memorandum, a cui hanno accesso solo gli Stati che rispettano i parametri del Fiscal compact. C’è un maggior ruolo del Mes e del suo managing director che dispone di strumenti di valutazione della capacità di ripagare un prestito da parte di uno Stato e di un potere di veto sulla possibilità di concedere o meno un prestito. Oltre al rafforzamento della possibilità di chiedere la ristrutturazione del debito attraverso delle clausole che semplificano la maggioranza richiesta dallo Stato verso i creditori per poter far passare, appunto, un accordo di ristrutturazione”.
Lega e Fratelli d’Italia, però, vi accusano di aver fatto un regalo alle banche tedesche. Avete cambiato atteggiamento come sostiene il vostro ex alleato?
“Come al solito la Lega dimostra di non vederci bene. Con la nostra risoluzione poniamo il tema di una maggior ponderazione degli assets L2 e L3, che sono i cosiddetti titoli illiquidi, come i derivati, ai quali alcuni sistemi finanziari del Nord Europa sono molto più esposti. Per questo, in ottica propositiva, stiamo cercando di porre rimedio ad alcuni problemi che hanno innescato la grande crisi economica del 2007. Siamo stati i primi, non a caso, a criticare la recente decisione della Commissione europea sul salvataggio della NordLB, la banca regionale tedesca salvata con soldi pubblici a differenza di quanto avvenuto in Italia con le due banche venete e ancora prima con la Tercas. Dai Cinque Stelle, quindi, non c’è stato cambio di atteggiamento né di visione. Ma non si può neppure dare fiato alle esagerazioni della Lega”.
Archiviato il Mes, tutta la maggioranza concorda sulla necessità di un nuovo patto di Governo per proseguire la legislatura. Quali dovrebbero essere, a suo avviso, le priorità di questa fase-2 dell’Esecutivo?
“Innanzitutto continuando a trattare nell’ottica dell’interesse nazionale tutti i temi di rilievo europeo. Portando avanti il lavoro già iniziato sul cuneo fiscale e sul salario minimo per rispondere alle istanze delle imprese e dei lavoratori”.
Italia Viva resta un’incognita per la durata del Governo?
“Forse non supera neppure la soglia di sbarramento. I renziani sono in cerca di visibilità, ma se domani si andasse al voto sarebbero i primi a non essere rieletti. Capisco che cerchino di risalire nei sondaggi, ma non credo che saranno un problema. Anzi, con loro collaboriamo”.