Davanti a un governo tanto sconclusionato, era difficile immaginarsi un esito diverso dalla bocciatura del Meccanismo europeo di stabilità. Quello che davvero nessuno poteva immaginare è che il voto con cui è stata respinta la ratifica dell’ex Salva Stati certifica, oltre ogni ragionevole dubbio, le divisioni della maggioranza – con Lega e Fratelli d’Italia che hanno votato per il ‘no’ e Forza Italia e Noi moderati che per quieto vivere si sono astenuti – e soprattutto mostrano per la prima volta vistose crepe nell’esecutivo stesso e nei rapporti con l’Europa.
Già perché Giancarlo Giorgetti ha detto molto chiaramente: “Il ministro dell’Economia e delle finanze avrebbe interesse che il Mes fosse approvato per motivazioni di tipo economico-finanziarie. Ma per come si è sviluppato il dibattito negli ultimi giorni mi è sembrato evidente che non fosse aria per un’approvazione, per motivazioni non soltanto economiche”. Si tratta di una posizione diametralmente opposta a quella del suo stesso partito, la Lega di Matteo Salvini che da anni fa campagna elettorale proprio sul Mes, e anche del presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha più volte criticato l’ex Salva Stati, salvo poi affermare che l’approvazione dello stesso avrebbe seguito la ‘logica del pacchetto’ con il Patto di stabilità. E proprio vista l’approvazione di quest’ultimo, dopo aver minacciato il veto, appare difficilmente comprensibile – se non con la presa di coscienza di essersi dovuti inchinare a un accordo deleterio per l’Italia – la decisione di votare contro il Meccanismo europeo di stabilità da parte di Fratelli d’Italia.
Parlamento in tilt
Quel che è certo è che le parole di Giorgetti hanno sollevato un polverone politico. Già perché le opposizioni hanno preso la palla al balzo sferzando il ministro, con il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd, che parlando ai cronisti ha detto: “ l’Italia di fatto è isolata in Europa perché subisce l’accordo sulla riforma del Patto di stabilità e dice no al Mes. Questo è il regalo di Natale che il governo Meloni fa agli italiani”.
Poi, parlando del ministro, aggiunge: “Se la linea del ministro Giorgetti coincide con quella di Salvini e Meloni allora è evidente che ha mentito in sede Ecofin in tutti questi mesi e anche un po’ al Parlamento, perché aveva detto che stava trattando in una logica di pacchetto. La verità è che questa trattativa è fallita. Se invece il ministro è stato smentito dalla scelta politica fatta dai leader sovranisti, allora farebbe bene a trarne le conclusioni e a dimettersi”. Parole a cui ha risposto a distanza lo stesso leghista precisando che “i consigli dell’opposizione sono sempre utili però permettetemi che poi decido io”.
Tensione in Parlamento che ha riguardato anche Italia Viva e Movimento 5 Stelle con Matteo Renzi che sembra aver mal digerito il rigetto sulla riforma dell’ex Salva Stati al punto da polemizzare con i dem: “Ho da dire una cosa al Pd: se tutto il campo largo avesse votato insieme con anche la sinistra radicale avremmo avuto il Mes e il governo Meloni sarebbe andato a casa”. Poi la surreale stoccata del senatore toscano secondo cui “nessuno ha avuto il coraggio di fare i conti e io io dico M5S è legittimo fare la stampella al governo, non è legittimo non chiarirvi su questo punto: volete stare con uno schieramento coerente? Con Paolo Gentiloni o pensate di inseguire il sovranismo populista? Dovete fare chiarezza al vostro interno o non vincerete mai”.
Si tratta di una polemica sterile perché sul Mes i Cinque Stelle sono sempre stati contrari e coerenti al punto che ieri, in un’intervista al Fatto Quotidiano, il leader pentastellato Giuseppe Conte ha ribadito che l’ex fondo Salva-Stati potrebbe tornare in Parlamento con modifiche sostanziali, ma “il nostro atteggiamento cambierebbe solo nel caso in cui il Mes venisse stravolto, diventando uno strumento comunitario e garantendo così più democraticità rispetto all’attuale governance, slegata da processi democratici, con una completa revisione del meccanismo di sorveglianza finanziaria”.
Isolati in Europa
Polemiche per la mancata approvazione che hanno travalicato anche i confini nazionali malgrado sia Giorgetti che Antonio Tajani ieri hanno negato sia contraccolpi alla credibilità internazionale dell’Italia, sia rischi di isolamento a Bruxelles.
Parole che sembrano scontrarsi con i silenzi delle principali cancellerie, a partire da quelle della Germania di Olaf Scholz e della Francia di Emmanuel Macron, e di Ursula von der Leyen che ha preferito lasciar parlare il presidente dell’Eurogruppo e membro del board Mes Pascal Donohoe che si è detto “molto rammaricato della decisione italiana”, e il direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna, che si è detto “dispiaciuto” per la mancata approvazione aggiungendo che “senza la ratifica da parte di tutti gli Stati membri, il Mes non sarà in grado di fornire il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico dell’unione bancaria, che andrebbe a beneficio di tutti i Paesi dell’area dell’Euro”.