L’Eurogruppo si riunisce a Santiago di Compostela e per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il vertice non sarà dei più semplici. Al di là delle conseguenze del rialzo dei tassi della Bce, i temi centrali della discussione sono due: la riforma del Patto di stabilità e la ratifica del Mes. Se nel primo caso per l’Italia il problema è portare avanti una difficile trattativa, nel secondo Giorgetti rischia di rimetterci la faccia. L’Italia è l’unico Paese che non ha ancora ratificato la revisione e ancora una volta i partner Ue andranno in pressing sull’Italia, sembrando intenzionati a concedere sempre meno tempo al governo Meloni sul tema.
La partita in salita per la riforma del Patto di stabilità
In teoria la riforma del Patto di stabilità dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno per entrare in vigore nel 2024 ed evitare il ritorno alle vecchie regole o la proroga della sospensione delle restrizioni fiscali per un altro anno. Il problema è che le trattative sono ancora bloccate, con la Germania che continua a chiedere un taglio annuo al debito dei Paesi più indebitati. La Francia è contraria, mentre l’Italia chiede di tenere fuori dal conteggio del deficit gli investimenti strategici.
Su questo fronte l’Italia ha un alleato nella presidenza spagnola, ma non basta. Le proposte presentate dalla Commissione europea ad aprile non sono sufficienti per trovare un accordo e il negoziato non si è sbloccato neanche con le interlocuzioni degli sherpa. Il problema principale resta quello di convincere la Germania, che per ora non vuole cedere.
Il pressing dell’Ue sul Mes: Giorgetti alle strette
Il principale problema per l’Italia, però, resta legato alla ratifica del Mes. E su questo Giorgetti si attende l’assedio dei partner Ue: chiederanno all’Italia da subito di chiarire a che punto sia la ratifica della riforma, essendo Roma l’unica capitale su 20 a non aver ratificato la revisione del trattato. Il problema è politico e interno, con la Lega fortemente contraria e anche Fratelli d’Italia ha sempre criticato la riforma, Giorgia Meloni in primis. Difficile, a livello elettorale, spiegare un dietrofront.
All’Ue, però, della partita interna interessa poco: l’Italia deve mantenere l’impegno e ratificare la revisione. Da tempo si sostiene che Roma potrebbe cedere chiedendo qualcosa in cambio, magari proprio sul Patto di stabilità. Ipotesi davvero difficile, perché per l’Ue quello dell’Italia è solo un atto dovuto. Più facile che Meloni e il governo cerchino di rivendicare qualcosa a livello elettorale, senza però che ci sia davvero stata una contropartita europea.