“Qui nessuno vuole votare contro”. Parola del capogruppo M5S in commissione Finanze del Senato, Emiliano Fenu. Che sulla discussa riforma del Mes aggiunge: “Abbiamo tutti gli argomenti per chiedere dei miglioramenti nel merito e nel metodo di questo pacchetto di riforme”.
Dopo l’informativa del premier sul Mes, Conte e Di Maio sembrano marciare uniti pausa di riflessione per valutare modifiche e, soprattutto, nessuna firma in bianco. Ma i vostri alleati non sembrano averla presa troppo bene. Delrio ha parlato apertamente di ricatto dei 5 Stelle. Siamo a questo punto?
“Guardi, al Movimento 5 Stelle preme che l’Europa cambi per diventare più solidale e cooperativa. In questo senso c’è bisogno di più tempo non solo per mitigare alcuni aspetti della riforma del Mes, ma anche per spingere un’assicurazione unica sui depositi bancari e un bilancio dell’Eurozona. E sottolineo l’assicurazione unica sui depositi perché il punto è inserito nelle linee programmatiche presentate l’estate scorsa dalla nuova presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen. Non vedo come non ci possa essere condivisione”.
Intanto però, il presidente dell’Eurogruppo Centeno ha chiuso ad ogni modifica del Mes, confermando che la firma è fissata all’inizio del 2020. Il problema a questo punto, più che i vostri alleati, è l’Europa non vi crede?
“Un’Europa solidale, che a parole tutti vogliono, non è fatta di posizioni rigide, soprattutto se consideriamo gli insuccessi che una certa impalcatura economica europea ha sin qui prodotto. Mi pare che Giuseppe Conte e Luigi Di Maio siano ampiamente d’accordo sulla necessità di un ulteriore spazio di riflessione, nella famosa logica di pacchetto. E questo faremo”.
I margini di manovra sembrano stretti. Se non sarà possibile modificare il Mes l’Italia voterà? contro? Sarebbe un passo fuori dall’Ue…
“Qui nessuno vuole votare contro. Abbia pazienza ma l’Italia è un contributore netto dell’Unione europea, è il terzo contributore del Mes, è un Paese fondatore dell’Unione: abbiamo tutti gli argomenti per chiedere dei miglioramenti nel merito e nel metodo di questo pacchetto di riforme. Altro che passo fuori dall’Europa, semmai è un passo importante e convinto verso un’Europa diversa”.
La tensione è alta pure sulla prescrizione. Di Maio è stato chiaro: la riforma parte il primo gennaio. Ma Zingaretti lo è stato altrettanto: se non si riducono i tempi dei processi il Pd presenterà una propria proposta di legge. Come se ne esce?
“La prescrizione ogni anno manda in fumo circa 30mila processi dopo la sentenza di primo grado. In ognuna di queste circostanze lo Stato dichiara il proprio fallimento e dice ai cittadini: per questa volta non se ne fa niente, il tempo è scaduto. Non possiamo andare avanti così e da gennaio si cambia, se c’è una sentenza di primo grado si deve andare fino in fondo. Se ne esce seguendo logica e buon senso: il ministro Bonafede ha pronta una riforma che punta a dimezzare i tempi del processo penale, perché tutti vogliamo una Giustizia certa e veloce. Perfezioniamo insieme quel testo e mandiamolo all’esame del Parlamento”.
Delrio, però, è stato chiaro: il Pd non teme le elezioni. Il Governo rischia di saltare sull’esplosivo combinato disposto della riforma del Mes-blocca-prescrizione?
“No, si parla sempre con troppa facilità di rischi di tenuta dei governi. Si tratta solo di lavori in corso, l’obiettivo è arrivare a risultati ottimali e lavorando li stiamo raggiungendo. Ci aspettiamo lealtà da tutti i partiti di maggioranza”.