Un vuoto normativo ingiustificabile e colpevolemente ignorato dal Parlamento. Che, secondo i giudici della Corte Costituzionale, rende improcastinabile e “indispensabile” un intervento del legislatore. Un nuovo richiamo alla politica, dopo quello del 24 ottobre 2018 legato al processo in corso a Milano a carico di Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, per l’aiuto al suicidio fornito a dj Fabo, partito mercoledì da Palazzo della Consulta. Che si è pronunciata sul caso dopo aver atteso inutilmente un intero anno che le Camere intervenissero “con un’appropriata disciplina” per colmare la lacuna giuridica su un tema tanto delicato.
SVOLTA RADICALE. Eppure, non è di certo mancato il tempo. Anche considerato che, sull’eutanasia, sono state presentate nei due rami del Parlamento, tra le altre, altrettante proposte targate M5S. La prima, a Palazzo Madama, a prima firma Matteo Mantero (nella foto), risalente addirittura ad un anno fa, proprio a ridosso della prima ordinanza della Corte Costituzionale sul caso dj Fabo. La seconda, a Montecitorio, datata 30 maggio di quest’anno, su iniziativa della deputata Doriana Sarli. “Il testo della Camera è più completo e proprio in commissione Affari sociali e Giustizia è iniziato un lungo lavoro con un ciclo approfondito di audizioni che sarebbe davvero un peccato sprecare. Quindi mi auguro che si riprenda da quanto fatto finora a Montecitorio – spiega Mantero a La Notizia -.
In questo senso, a mio avviso il provvedimento della Sarli è davvero un ottimo punto di partenza”. Ma cosa prevede la proposta di legge della deputata M5S? La richiesta di “trattamento eutanasico”, ossia “l’atto con cui un medico del Servizio sanitario nazionale, nell’esercizio delle proprie funzioni, pone fine in modo immediato e privo di sofferenza alla vita di un paziente”, è riservata ai soggetti maggiorenni, capaci di intendere e di volere, affetti “da una condizione clinica irreversibile” o “da una patologia a prognosi infausta che non sia di natura psichiatrica o psicologica, tale da procurargli sofferenze evidenti, insostenibili e irreversibili”. La richiesta va deve essere “espressione di una scelta libera, attuale e consapevole, ponderata e volontaria”, revocabile in ogni momento.
Il testo assicura al personale medico e ausiliare l’esercizio dell’obiezione di coscienza, ma, in ogni caso, chiarisce la relazione introduttiva, “le strutture del Servizio sanitario nazionale sono tenute a garantire il rispetto della volontà” del paziente. Non solo. “Qualora tale diritto non sia garantito, la struttura, ferme restando le conseguenze penali o civili, deve provvedere al risarcimento del danno morale e materiale provocato”. Il testo introduce, inoltre, alcune modifiche al codice penale: le disposizioni su omicidio, omicidio del consenziente, istigazione o aiuto al suicidio (il caso Cappato-dj Fabo) e omissione di soccorso, “non si applicano al medico e al personale sanitario e amministrativo che abbiano praticato le procedure relative al suicidio medicalmente assistito e al trattamento eutanasico”.
Riuscirà il Parlamento a venirne, una buona volta, a capo? “Il tema, come tutti i temi etici, è divisivo, ma non è una novità – ammette Mantero -. La sentenza della Corte Costituzionale, però, sgombra il campo dalle contrapposizioni ideologiche e, di conseguenza politiche, e a noi – in Parlamento – toccherà semplicemente regolamentare il diritto sancito dalla Consulta. Dunque, un compito sicuramente più semplice su cui sono sicuro troveremo una quadra”.