Filippo Roma, giornalista e autore, è noto al grande pubblico per essere la iena (Le Iene, Italia1) più insidiosa per la politica. Dai lavoratori in nero in Parlamento agli assenteisti della politica, esordendo non a caso come “il Moralizzatore”, Roma ha lasciato emergere le ipocrisie e il doppiopesismo di quella che in tanti continuano a chiamare: la casta. Oggi Filippo è in libreria con “Si ami chi può”, Armando Curcio Editore.
Filippo, partiamo dal tuo ultimo lavoro letterario: “Si ami chi può”. L’ultimo viaggio tra una madre e un figlio. Loro sono Anita e Lorenzo e lei, Anita, ha un male incurabile. Come mai la scelta di questo tema? C’è qualche elemento riconducibile al tuo vissuto?
“Si, ho vissuto sulla mia pelle l’esperienza del protagonista del romanzo. Ma, a differenza sua, non sono riuscito a cogliere l’urgenza che il tempo contato, l’ineluttabile scadenza dei giorni, ci dovrebbe spingere a chiudere i conti con il nostro passato. Allora ho delegato a Lorenzo, il mio protagonista, il compito di un percorso che non sono riuscito a compiere e affidandomi a lui, in parte, mi sono salvato anche io”.
Dalla profondità del tema affrontato nel tuo romanzo, l’incurabilità di un male, al dibattito pubblico attuale. In Toscana il suicidio assistito è legge e il centrodestra ricorre al collegio di garanzia. Cosa pensi del silenzio del Parlamento a riguardo?
“Il Parlamento fa male a non rispettare la volontà dei cittadini perché, se la collettività esprime un’indicazione precisa su un tema come quello del suicidio assistito, su quel tema il Parlamento è chiamato a ragionare. Anzi è obbligato a farlo abbandonando gli schemi di leggi ormai superate perché è cambiato il panorama sociale e politico della società. Dunque il Parlamento deve rispettare la volontà di scelta dell’individuo fino alla fine. Io sono per rispettare le scelte di ogni persona laddove non vanno a ledere la libertà degli altri e il fatto che io possa pensarla diversamente non può limitare la libertà degli altri. E lo Stato questo deve fare: permettere ai cittadini la libera scelta sul suicidio assistito anche se chi siede in Parlamento personalmente può pensare l’esatto contrario”.
In un liceo di Roma è stata organizzata la visione de “Il ragazzo dai pantaloni rosa” da parte di un docente di filosofia che ha ricevuto per questa ragione insulti omofobi da una sua collega. A che punto è il nostro Paese nella lotta all’omotransfobia?
“Su questa vicenda ho girato un servizio proprio la settimana scorsa intervistando sia il professore destinatario degli insulti omofobi che la professoressa autrice delle contumelie. In un momento come questo in cui si cerca di contrastare il bullismo, soprattutto quello omofobo, trovo folle che a fare la bulla omofoba nei confronti di un suo collega sia proprio una docente che dovrebbe essere un esempio di inclusione, tolleranza e libero pensiero nei confronti dei propri alunni. Questo episodio ci fa capire come siamo indietro nella lotta contro l’omofobia. Se un alunno un po’ turbolento sente la propria professoressa che dà del fr… infame a un suo collega, come pensate che poi questo ragazzo potrà comportarsi con i suoi compagni di classe più fragili? Al contrario, per arginare l’omofobia, servono professori che siano in grado di essere dei punti di riferimento per gli alunni che vivono disagi legati alla loro identità sessuale e che siano in grado di ascoltarli e di guidarli nel loro percorso”.
A proposito di diritti civili, ha scelto di coinvolgere nella presentazione del suo libro Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi oggi unita civilmente con Paola Turci. Una sua amica? Le augurerebbe di vivere in un Paese in cui il matrimonio egualitario è legge?
“Non sono amico di Francesca Pascale ma è una persona che mi ha sempre affascinato per la sua spinta verso la libertà e per essere sempre e comunque guidata da un sincero sentimento di amore e di verità. Che sono esattamente i temi del mio romanzo. È proprio per questo le augurerei di vivere in un paese in cui il matrimonio egualitario è legge. Trovo disumano e anacronistico che una coppia gay non possa sposarsi finanche in Chiesa. Perché se la Chiesa è la dimensione dell’amore due persone dello stesso sesso non possono celebrare il loro di amore davanti a un prete?”
E se tante leggi faticano ad essere approvate in Parlamento, pare ci siano i complessi rapporti tra parlamentari che si lascerebbero influenzare a suon di mazzette dalle lobbies. Lei che ha seguito questa inchiesta, cosa ci dice? C’è un rischio per la tenuta democratica?
“Le logiche con cui le lobby influenzano il Parlamento sono sempre le stesse. Certo, non possiamo sentenziare nero su bianco se esistono o meno fenomeni corruttivi perché da giornalisti ci servono le prove, ma che le lobby orientino certe decisioni è evidente”.
Roma Filippo, Roma Capitale. Ci dica, questo Giubileo è per la città una “occasione mancata” o una “opportunità colta”?
“Sicuramente un’opportunità se gestita al meglio. Sembrerebbe che l’impegno delle istituzioni c’è affinché ciò avvenga. Da quello che mi risulta molti cantieri sono stati aperti per migliorare la città utilizzando i fondi stanziati per il Giubileo e probabilmente saranno quelli che rimarranno aperti per più tempo. Ho l’impressione che grazie al Giubileo nel giro di qualche anno Roma farà un salto in avanti in termini di ammodernamento della città. Certo, da cittadino, mi auguro che questo avvenga il più velocemente possibile. Per esempio, considerando che ho 55 anni, mi piacerebbe rivedere piazza Venezia riconsegnata alla collettività prima dei miei 70 anni”.