La certezza si avrà solo mercoledì, quando il Consiglio dei ministri varerà la Nadef. Ma intanto già tiene banco il tema della manovra e del deficit che il governo ha intenzione di applicare per il prossimo anno. La prossima legge di Bilancio, la prima davvero targata Meloni, sarà probabilmente intorno ai 25, massimo 30, miliardi.
La maggioranza sembra dover mettere da parte diverse promesse elettorali, salvo che non decida di applicare un deficit maggiore rispetto a quello previsto. Per il momento l’esecutivo non fornisce numeri, ma quali sono le ipotesi ritenute al momento più probabili?
Crescita ferma e poche risorse per la manovra
Il primo problema per il governo riguarda un’economia in frenata, con la crescita al di sotto delle aspettative. Ciò complica ovviamente anche la strada del deficit, che il governo vorrebbe evitare di portare al di sopra del 4%, secondo quanto spiega il Sole 24 Ore. Il tetto, comunque, dovrebbe essere più alto di quello previsto dal Def.
L’altra grande incognita è quella della crescita. La Commissione europea prevede un +0,9% per il Pil nel 2023 e +0,8% nel 2024. Lontanissimo dal +1,5% stimato dal governo nella Def per il prossimo anno. Ma il problema riguarda innanzitutto quest’anno, con la maggioranza che sperava in una crescita superiore – e non di poco – all’1%, ma si dovrà accontentare di un dato al di sotto di questo limite.
Deficit più alto del previsto, ma non oltre il 4%
Per il deficit la Def indicava un 3,5% per l’anno prossimo. Difficile che venga rispettato questo limite, con una crescita minore del previsto. Più probabile che si salga, ma non oltre il 4%, limite ritenuto invalicabile, anche per evitare uno scontro con l’Ue. In più pesa l’incognita del Superbonus: Eurostat deve chiarire su quale anno graverà la spesa, se nel 2023 o se anche nel 2024.
Il governo potrebbe quindi aumentare il deficit dello 0,2% o 0,3%, quindi tra i 4 e i 6 miliardi di euro. Cifra che basta a coprire solo metà del taglio del cuneo fiscale, se non meno. Per questo non basta alzare il deficit, ma bisogna trovare altre risorse. E così da giorni si parla di nuove tasse, sanatorie, condoni e tagli di spesa. In discussione anche l’ipotesi di un condono edilizio, su cui la maggioranza è divisa.
E poi c’è un altro grosso problema pendente: la riforma del Patto di stabilità. La speranza è che le nuove regole non siano troppo stringenti ed escludano gli investimenti, ma in ogni caso il governo sa che sul deficit non può tirare troppo la corda. E così deve dire addio alle promesse elettorali oppure andare allo scontro frontale con l’Ue: in ogni caso Meloni sulla manovra si gioca l’osso del collo.