Al Senato le opposizioni restano sull’’Aventino’ e anche ieri non hanno partecipato all’esame del decreto Carceri nella commissione Giustizia. Così hanno deciso i parlamentari di Pd, M5s, Italia viva e Avs (che già martedì sera avevano abbandonato i lavori) per protesta contro il governo che ha presentato altri emendamenti “senza darci il tempo di esaminarli”, è la loro denuncia.
Contestano inoltre che il governo abbia dato parere negativo agli emendamenti di minoranza bocciando “ogni volontà di vero confronto”. Erano oltre 200 quelli presentati da Pd, M5s, Iv e Avs e di fatto ora sono considerati decaduti. I partiti di opposizione annunciano che li ripresenteranno in Aula.
Denunciano che neanche la proposta che consente di togliere dal carcere i figli sotto i 3 anni, consentendo alle detenute madri di espiare la pena in case famiglia, sia stata presa in considerazione.
Una proposta che FI vedeva di buon occhio, visto che Maurizio Gasparri si era detto “pronto a parlarne”. Non si esclude però sul testo il voto di fiducia. Testo che, dopo il Senato, passerà alla Camera, in vista della conversione in legge prevista entro il 2 settembre. In mattinata c’è stata una riunione tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la maggioranza, in particolare sugli emendamenti di FI accantonati.
Forza Italia costretta alla marcia indietro sul decreto Carceri
Secondo quanto ha riferito la presidente della Commissione Giustizia e relatrice al provvedimento, Giulia Buongiorno, rispetto ai contenuti dei 9 emendamenti degli azzurri che miravano ad alleggerire il sovraffollamento delle carceri “sono state individuate delle sintesi condivise da tutti i partiti della maggioranza”.
In una prossima riunione si passerà alla riformulazione degli stessi emendamenti. Rimarrà fuori dall’intesa “ma verrà esaminata successivamente” la proposta di FI, contenuta in uno degli emendamenti, che chiedeva la semilibertà per i detenuti che dovessero scontare quattro anni in carcere. E che incontrava la contrarietà di Fratelli d’Italia.
Passano degli azzurri solo due proposte su nove
Alla fine due gli emendamenti di Forza Italia approvati dalla commissione, gli altri sono stati ritirati “su richiesta del governo”. Per entrambi il primo firmatario è il senatore Pierantonio Zanettin.
Il primo emendamento prevede che il magistrato di sorveglianza possa disporre, in via provvisoria, gli arresti domiciliari per i condannati di 70 anni e oltre che abbiano una pena residua da scontare tra 2 e 4 anni, tranne per i reati più gravi. Stessa possibilità può essere decisa se il condannato è già ai domiciliari per gravissimi motivi di salute, fino a una nuova decisione del pm di sorveglianza.
Nell’altro emendamento si apre alla possibilità che un condannato, ammesso all’affidamento in prova e quindi con la possibilità di un lavoro ma per cui non ci sono state occasioni, possa accedere ad esempio ai lavori socialmente utili.
La telefonata Meloni-Tajani
“Noi siamo soddisfatti del risultato ottenuto. In più, riteniamo molto importante che sia stato accolto il nostro ordine del giorno (firmato Gasparri-Zanettin) su cui il governo è intervenuto stanziando 5 milioni di risorse” per consentire ai detenuti tossicodipendenti di espiare la loro pena nelle comunità terapeutiche, ha dichiarato Zanettin.
Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, si apprende che sul dl carceri ci sarebbe stata anche una telefonata tra il leader di FI Antonio Tajani e la premier Giorgia Meloni per tentare di far passare almeno la proposta sulla semilibertà. Ma niente da fare. La Camera ha poi approvato il rinvio dell’esame della pdl Giachetti-Bernardini sulla liberazione anticipata dei detenuti.