“La posizione del Movimento è stata chiara sin da subito: sulla base dei documenti a disposizione, non ci sono gli elementi necessari per sostenere la richiesta di conflitto di attribuzione tra poteri dello stato. Ma per noi è stata anche l’occasione per fare una riflessione sull’etica in politica, sul pericolo delle commistioni di interessi privati e particolari con i ruoli pubblici al servizio dei cittadini. E la storia della fondazione Open è piena di ombre…”. Con queste parole, chiare ed archimedee, il senatore M5S Gianluca Ferrara, spiega la posizione del Movimento che ieri ha votato contro il conflitto di attribuzione per i magistrati che si occupano dell’inchiesta Open (leggi l’articolo) e, dunque, del giglio magico.
Ci troviamo nuovamente nella situazione per cui sul banco degli imputati finiscono i magistrati. Un “quadro” che non si vedeva dall’epoca berlusconiana…
Evidentemente per alcuni non è cambiato nulla. Ma non per tutti, non per il Paese. Noi del Movimento 5 Stelle rivendichiamo un lungo e appassionato impegno che ha portato nelle istituzioni e nel dibattito pubblico il valore della legalità, della trasparenza, dell’etica applicata all’azione politica e istituzionale. Abbiamo anche introdotto norme importanti come, ad esempio, quella per cui le fondazioni come Open oggi sono equiparate ai partiti politici e devono sottostare agli stessi obblighi di trasparenza.
Eppure tutti gli altri partiti ritengono che ci sia margine per un conflitto…
Alla luce dei pochi documenti che erano disponibili nella Giunta del Senato, i fatti dicono che il conflitto di attribuzione non ha motivo di esistere. Non hanno nemmeno voluto chiedere ai magistrati i documenti indispensabili a svolgere un approfondimento serio, hanno compiuto una scelta politica. Non è una novità che la politica si chiuda a riccio seguendo lo spirito di autoconservazione, dando un’immagine negativa di sé, perdendo di vista aspettative e convinzioni dei cittadini.
Qualcuno potrebbe pensare che voi siate semplicemente “anti-renziani”…
L’ossessione semmai è quella dei Renzi, dei Calenda e di altri contro di noi, di esponenti politici che fanno sfoggio di arroganza e autoreferenzialità. Quello che noi contestiamo a Renzi sono fatti: ad esempio i rapporti, da senatore in carica, con il regime sanguinario di Bin Salman. Quasi un anno fa il Movimento 5 Stelle ha presentato un Ddl a mia prima firma per impedire che un parlamentare possa percepire compensi per la partecipazione, a qualsiasi titolo, alle attività di associazioni, fondazioni o organizzazioni pubbliche o private estere.
A votare diversamente dal Movimento, anche il Pd. Crede ci sia dietro una strategia politica più che tecnica?
Non mescolerei due questioni diverse tra loro. Il nostro rapporto con il Pd è positivo, stiamo nello stesso campo politico che però non significa dire, pensare e fare le stesse cose. Siamo forze con diversità che tutti vediamo. Noi vogliamo stimolarli ad approvare misure che abbiamo proposto, come il salario minimo. Sulle alleanze si vedrà, come sostiene il nostro presidente Conte, il campo largo non può rivelarsi un campo di battaglia. Credo che Renzi e Calenda siano in antitesi rispetto alla costruzione di una proposta politica innovativa e progressista.