Un progressivo svuotamento del centro storico, con una difficile ricollocazione di numerose famiglie in altri alloggi in una città dove gli sfratti esecutivi quest’anno sono ben 10mila. Napoli, città dal reddito medio pro capite di circa 8.500 euro e capoluogo di una regione, la Campania, con un Pil di media calcolato negli ultimi anni in poco più di 18mila euro, è anch’essa risucchiata nel vortice della turistificazione e gentrificazione.
Modello Airbnb
Come già successo per Roma, Firenze, Bologna, Venezia, Milano, Napoli ha quasi perso del tutto la sua identità cittadina con l’area attorno a via Tribunali, via Toledo, Quartieri Spagnoli definita oramai un luna park. Tutta “colpa’’ della sua attrattività che ha moltiplicato la nascita di case vacanze e strutture ricettive, molte delle quali sorte senza nessun controllo. Le stime fatte dalla piattaforma Airdna, specializzata sulle analisi di mercato e nell’approfondimento dei dati sui siti di prenotazioni quali Airnbnb e Vrbo, parlano per Napoli di circa ottomila offerte e circa seimila interi appartamenti vacanza.
Già prima della pandemia l’aumento delle strutture vacanziere aveva raggiunto il 65% e il trend ora è anche in aumento, con parte del fenomeno sfuggito a tutte le indagini di mercato. A questo spopolamento del centro storico di Napoli da chi vi ha risieduto per decenni, fenomeno partito anni fa ad esempio a Barcellona, si oppongono realtà napoletane quali la Campagna per il diritto all’Abitare, la Rete Set, Rete dei Beni Comuni, Mi Riconosci Napoli che danno appuntamento al prossimo 7 giugno in piazza Dante alla Manifestazione “Più diritto all’abitare – Meno Affitti turistici’’.
La situazione
“Chi ama Napoli difende i suoi abitanti. Locare un appartamento per abitarlo è diventato fortemente discriminatorio ed escludente per i precari”, afferma Alfonso De Vito, tra gli organizzatori dell’iniziativa pubblica e referente della campagna per il diritto all’abitare a Napoli. De Vito parla di “deriva” in relazione anche alle tariffe esorbitanti come quelle ad esempio da 1.500 euro per tre notti in un famoso bilocale del centro storico con camera da letto, due letti, cucina e bagno.
“Se può prendere queste cifre dai turisti, perché mai il proprietario di una struttura dovrebbe affittare agli inquilini?”, si chiede De Vito, riferendosi al fatto che molti nuclei familiari 500 euro di affitto al mese o anche di più al centro storico non possono pagarli (ma a volte ce ne vogliono anche oltre 600 e anche nelle zone meno “in’’). Uno dei promotori de “Più diritto all’abitare – Meno Affitti turistici’’ conclude: “La cifra media per un pernottamento è di 90 euro, ma ci sono picchi paurosi.
Le locazioni turistiche sono quasi esentasse. Alcune sono proprio in nero, vanno sulla cedolare secca e quindi non pesano sull’Irpef e a volte presentata come integrazione al reddito. Oggi a Napoli una casa vacanza viene occupata per 170 giorni l’anno e fattura in un anno anche diverse decine di migliaia di euro”.
Diritti e speculazione
Dal canto suo Agostino Ingenito, presidente Abbac Guestitaly e coordinatore europeo ospitalità rete Aeo Europa, denuncia come “la vacanza degli italiani e degli stranieri nell’estate 2023 sarà all’insegna della speculazione, che dovrebbe essere calmierata da un organo di controllo ora assente. Al netto dell’abusivismo, il picco inflattivo sta determinando in tutt’Italia un aumento dei prezzi che in linea di massima oscilla tra i 10 e il 25%”. Ingenito, dicendosi preoccupato, ricorda pure come “l’Iva (al 22% ndr.) sulle commissioni per booking è stata introdotta solo quest’anno e soltanto dopo una verifica della Guardia di Finanza di Genova”.