Lombardia, destre ai ferri corti sul suicidio assistito

Scintille tra FdI e Fontana sul primo caso di suicidio assistito in Lombardia. Il presidente: la Regione ha fornito il farmaco, ma non l'ha somministrato

Lombardia, destre ai ferri corti sul suicidio assistito

Maggioranza di centrodestra in frantumi al Pirellone sul primo caso di suicidio assistito della Lombardia. A dividere Fdi dal presidente Attilio Fontana, la ricostruzione fornita ieri dal presidente sul caso di Serena, la donna che ha posto termine alla sua vita grazie a un farmaco fornito dal Sistema sanitario regionale.

Giorni fa FdI aveva attaccato l’assessore Guido Bertolaso, accusandolo di aver proceduto a un suicidio assistito, senza averne informato la maggioranza. Il caso oltretutto era esploso pochi mesi dopo che il Consiglio regionale aveva bocciato un progetto di legge proprio sul fine vita.

Fontana: “Abbiamo dato il farmaco, ma non lo abbiamo somministrato”

Ieri Fontana, per difendere Bertolaso, ha riferito in aula sull’accaduto. La procedura di autosomministrazione del farmaco “non ha interessato il Servizio sanitario regionale”, ha detto Fontana, per il quale la prescrizione del farmaco “è stata effettuata dal medico di fiducia individuato dalla paziente ed il farmaco è stato fornito, così come avvenuto in analoghi casi nelle altre regioni, da parte dell’Azienda sanitaria territorialmente competente”. Insomma, l’Asst ha dato il medicinale, ma non l’ha somministrato.

E circa la segretezza, ha riferito che “di questi fatti non è stato possibile dare evidenza e informazione in ragione della richiesta di riservatezza da parte dei legali dell’interessata”.

“Caro Attilio su questa tematiche le nostre posizioni sono differenti”

Una spiegazione insufficiente per Fdi, che ha espresso “insoddisfazione e amarezza, perché riteniamo che Regione Lombardia si sia spinta troppo in là, andando oltre il confine che le compete”. Per il capogruppo Christian Garavaglia “non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito. Non c’è obbligo che il sistema sanitario fornisca il farmaco letale”, quindi “chiediamo che ci si fermi”. “Presidente”, ha concluso Garavaglia rivolto a Fontana, “su questa tematiche le nostre posizioni sono differenti”.

Per M5s e Pd serve subito una legge

Da una parte “c’è una sconfessione di Fontana da parte della destra”, dall’altra “c’è un pasticcio enorme che rischia di far sì che gli operatori sanitari e le famiglie siano lasciate assolutamente da sole di fronte a una vicenda molto triste e delicata”, commenta Pierfrancesco Majorino (Pd). Per la consigliera dem Carmela Rozza “in attesa che il Parlamento legiferi la Lombardia deve intervenire per tutelare pazienti e operatori sanitari”.

Di Marco: “Cosa accadrà col prossimo caso?”

“Oggi – dice l’M5s Nicola Di Marco – sono stati chiariti due punti fondamentali. Il primo: Regione Lombardia è tenuta ad adempiere a quanto disposto dalla sentenza della Corte costituzionale. Il secondo: Fratelli d’Italia è contraria a normare la materia relativa al Fine vita. Per il M5s è inaccettabile che quest’Aula continui a nascondersi, rimandando a una normativa nazionale che, stando a quanto ascoltato oggi dagli esponenti del partito di maggioranza relativa, non arriverà”.

“Il presidente Fontana”, ha aggiunto Di Marco, “ha il dovere di dire ai lombardi cosa succederà domani di fronte a una situazione come quella che ha coinvolto la prima paziente’. Si procederà come disposto dall’assessore Bertolaso nel rispetto della sentenza o si piegherà al diktat di Fratelli d’Italia, che oggi in Aula in spregio a una sentenza della Corte costituzionale ha intimato al presidente Fontana di fermarsi?”.