Il dramma è tutto nei numeri. Dall’inizio dell’anno sono 29 i detenuti che hanno deciso di togliersi la vita nelle carceri italiane. A questo già pesante bilancio (che nel 2023 ha toccato quota 69 suicidi) bisogna aggiungere anche la morte di tre agenti della Polizia penitenziari. Per fare fronte a questa vera e propria emergenza, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato un decreto che prevede l’assegnazione di altri 5 milioni di euro all’Amministrazione penitenziaria “per il potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all’amministrazione”.
Il ministro della Giustizia Nordio ha firmato un decreto che assegna altri 5 milioni di euro al fondo per la prevenzione dei suicidi in carcere
Una cifra che consente, come ha annunciato lo stesso Guardasigilli, di raddoppiare lo stanziamento annuale destinato a coprire le spese per la “prevenzione del fenomeno suicidario e di riduzione del disagio dei ristretti”. Nordio promette che il decreto diventerà strutturale nella prossima legge di bilancio, perché “migliorare le condizioni detentive” è una priorità del governo. Cifre molto risicate che non convincono chi opera nei nostri penitenziari, già cronicamente ammalati di sovraffollamento. Per il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari, sentito dall’Adnkronos, gli ulteriori fondi stanziati da via Arenula “rappresentano un segnale molto importante di attenzione” e “permetteranno un incremento delle attività psicologiche. Un impegno che chiediamo da anni. Ma non crediamo che sia ‘la soluzione’ del problema”. “Fino ad oggi, purtroppo, le attività psicologiche nelle carceri sono state eccessivamente ridotte” ha aggiunto Lazzari.
Antigone: “Il Governo si muove o prova a farlo, ma con ricette insufficienti o sbagliate”
L’Esecutivo, secondo Antigone, “si muove o prova a farlo, ma con ricette insufficienti o sbagliate”. “Cinque milioni di euro per prevenire i suicidi in carcere e accordi per inviare a scontare la pena nel loro paese per i detenuti stranieri. Queste sono le due proposte arrivate nelle ultime ore dal Governo”, osserva il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella. “Nel primo caso – aggiunge – si tratta di risorse senza dubbio fondamentali per migliorare l’assistenza psicologica nelle carceri che, dai dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, era riconosciuta nel limite di 20 ore ogni 100 persone recluse, per quanto riguarda gli psicologi, 10 ore ogni 100 per quel che concerne gli psichiatri (in forza alle Asl). Ma non è l’unico provvedimento che può bastare”.
Per Gonnella bisognerebbe garantire “una disponibilità maggiore di attività, che siano lavorative, formative, culturali”. “Le giornate delle persone detenute – spiega il presidente di Antigone – vanno riempite e non passate sdraiati sul letto a guardare il soffitto o a passeggiare per la sezione. Vanno inoltre garantiti i contatti con l’esterno, liberalizzando le telefonate e andrebbe dato seguito alla sentenza della Corte Costituzionale in merito al diritto all’affettività, prevedendo nelle carceri anche luoghi dove siano possibili colloqui intimi”.
Radicali: “Siamo ai livelli di Totò che vuole vendere la Fontana di Trevi”
La misura non soddisfa neppure i Radicali, secondo i quali servono urgenti riforme strutturali, in particolare per fare fronte all’emergenza psichiatrica. “Sulle carceri siamo alle solite. Il modello del governo è quello del gioco delle tre carte – ha detto il Tesoriere di Radicali Italiani, Filippo Blengino -, con cui si truffano gli sprovveduti nei mercati. si spaccia per potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici una mancia che serve solo per gestire l’ordinario. Siamo ai livelli di Totò che vuole vendere la Fontana di Trevi”.