Del risarcimento ai truffati incappati nei crack bancari i Cinque Stelle hanno fatto una questione di vita o di morte. La Lega non è stata da meno. Il premier Giuseppe Conte si è impegnato personalmente. Ma, dopo un lungo tira e molla tra le forze politiche della maggioranza e il ministero dell’Economia nei giorni scorsi e un Consiglio dei ministri durato tre ore, l’intesa per rimborsare i truffati dalle banche non è ancora stata trovata.
I grillini non hanno voluto disattendere l’impegno preso con i risparmiatori traditi e hanno bloccato il tentativo di far passare nel decreto crescita le norme volute inizialmente dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che avrebbero modificato gli accordi assunti con le associazioni dei risparmiatori. “Vince la linea Di Maio”, commentano a Consiglio dei ministri ultimato fonti del Movimento. Anche se Luigi Di Maio getta acqua sul fuoco: “Non è in discussione il ruolo di alcun ministro, tantomeno di quello dell’Economia”, dice al termine della riunione di Governo a Palazzo Chigi.
Ma il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico detta le condizioni per il raggiungimento dell’intesa: “Lunedì incontreremo i risparmiatori, l’obiettivo resta quello di risarcirli direttamente con la norma messa in legge di Bilancio e con le soluzioni tecniche che condivideremo con loro – spiega -. Credo che la settimana prossima sia fondamentale, non è possibile che si perda altro tempo. Lunedì si incontrano, si trova una soluzione tecnica per un indennizzo diretto e non per arbitrati, contenziosi o altro. Dopodiché la pazienza è finita sia loro che nostra”.
Dopo questo incontro si terrà un nuovo Consiglio dei ministri, forse già martedì prossimo. La Lega (ieri era assente il vice premier Matteo Salvini impegnato a Parigi al G7 dei ministri dell’Interno) si fa sentire in serata con una nota: “Troppi no e troppa lentezza – si legge -. Serve un cambio di passo. La Lega vuole più concretezza. Ci aspettiamo risposte serie e reali per i risparmiatori (lunedì deve arrivare lo sblocco agli indennizzi per i truffati)”.
Sul tavolo del Consiglio dei ministri c’erano essenzialmente due questioni. Lo scudo ai funzionari del Mef per metterli al riparo da rischi di procedimenti per danno erariale della Corte dei Conti. E la scelta di introdurre o meno un doppio binario, con una corsia preferenziale per i soggetti più deboli, per risarcire i risparmiatori truffati. Con una controindicazione non da poco: la via del doppio binario comporterebbe una modifica alla Manovra 2019 consentendo di procedere con rimborsi non “a pioggia” per non incorrere – è la preoccupazioni del ministro Tria – in una procedura d’infrazione da parte dell’Ue.
La norma contenente la modifica avrebbe dovuto essere inserita nel dl crescita, a cui solo dopo far seguire i decreti attuativi. Ipotesi osteggiata da sempre dal M5S che nel corso del Consiglio dei ministri ha tenuto il punto per mantenere l’impianto delineato nella legge di Bilancio che ha istituito il Fondo indennizzo dei risparmiatori e che come filosofia si basa su un unico canale senza discriminazioni di sorta.
Tria avrebbe fatto recapitare a Palazzo Chigi nella giornata di martedì scorso entrambe le ipotesi. La prima opzione, che ha cavalcato il numero uno di via XX Settembre, prevedeva rimborsi con corsia preferenziale nel caso di risparmiatori con un Isee entro i 35mila euro e un patrimonio mobiliare non superiore a 100mila euro. Per tutti gli altri sarebbe stato necessario un controllo arbitrale, all’esito del quale i rimborsi avrebbero potuto essere accordati o negati. L’altra opzione, sposata dai 5 Stelle, è quella del binario unico: nessuna corsia preferenziale nell’erogazione dei rimborsi per i risparmiatori traditi, ma una procedura unica per tutti che renda finalmente giustizia.