Tutti a prendersela con la sindaca Virginia Raggi, come se fosse l’unica responsabile dell’emergenza immondizia della Capitale. Ma pochi ricordano che in questo scenario disastroso ha un peso anche il fatto che, ad oggi, il piano rifiuti della Regione Lazio è ancora in alto mare. Si tratta di quel documento programmatico, la cui validità dura sei anni, in cui si mostrano i dati aggiornati, si predispongono gli obiettivi da perseguire e si cercano soluzioni ai problemi. Eppure di questo atto non c’è ancora traccia perché, al momento, ci si trova nella fase interlocutoria e di programmazione. Peccato che siamo già fuori tempo massimo. Eh già perché il piano attualmente in uso è quello varato nel 2012 dalla giunta di Renata Polverini e che sarebbe dovuto durare fino al 2018 per poi fare spazio a quello di Nicola Zingaretti per il periodo compreso tra il 2019 al 2025.
Può sembrare paradossale ma questo preoccupante dato è emerso a chiare lettere durante l’audizione in Commissione Ecomafie dei vertici della Regione. E a farlo presente è stato il presidente della Commissione Stefano Vignaroli che, incalzando il Governatore del Lazio, ha raccontato: “Per quanto riguarda il piano rifiuti, è innegabile che dal 2012 e per sei anni… già saremmo fuori con i tempi. Ed era stato dichiarato un anno fa che (quello nuovo, ndr) sarebbe stato pronto entro il 2018. Ma così non è stato. A questo punto non so neanche se sarà realtà entro il 2019”. Ma c’è di più perché secondo il grillino questo ritardo sarebbe inaccettabile tanto più che con “la chiusura della discarica di Malagrotta, del 2013, non si poteva continuare ad andare avanti come nulla fosse” perché “a un evento significativo come quello, deve corrispondere un nuovo piano”.
Parole pesanti come macigni a cui ha controbattuto con non poche difficoltà il dem Zingaretti spiegando di confidare “entro luglio di approvare definitivamente in giunta le linee guida del piano rifiuti e il piano, così da trasmetterlo al Consiglio regionale entro l’inizio della pausa estiva, per avviare nel secondo semestre dell’anno il vaglio e ci auguriamo la definitiva approvazione sempre nella seconda metà dell’anno in corso”. Insomma tempi lunghi. Ad ogni modo il piano della Regione, per ora una serie di buoni propositi, avrà obiettivi ambiziosi. Si punterà a portare al 70% la raccolta differenziata, a ridurre la quantità di rifiuti conferiti in discarica e a contrastare l’uso della plastica. Inoltre si spera di rendere ogni Comune autosufficiente sia per la raccolta che per lo smaltimento, evitando di dover spedire all’estero l’immondizia.
PICCOLI PASSI. Insomma che la Capitale sia in difficoltà è evidente come lo è anche il fatto che le responsabilità non sono solo del Campidoglio. E in tal senso si può capire l’appello di ieri della sindaca Virginia Raggi che, con una lettera, ha chiesto la collaborazione al presidente Zingaretti perché “gli impianti regionali di smaltimento dei rifiuti” che stanno lavorando a regime ridotto, “devono essere obbligati a ricevere la spazzatura di Roma fino al massimo della loro capienza. E questo può farlo il presidente della Regione Lazio Zingaretti con una apposita ordinanza”. Una boutade? Nient’affatto perché dopo nemmeno 24 ore l’atto a firma del Governatore è arrivato davvero come annunciato da una nota in cui si spiega che “per motivi di urgente necessità di tutela dell’ambiente (…) tutti gli impianti di trattamento dei rifiuti del Lazio” dovranno garantire “la massima operatività per accogliere l’immondizia prodotta dalla città di Roma”.