“Sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. Precisato che il sentimento dell’umanità non conosce distinzione di genere, di status relazionale o di confessione religiosa, viene da chiedersi se lo slogan meloniano – tanto noto da essere diventato il refrain di una canzone e che vuole essere sintesi dei valori di cui Giorgia si è resa interprete istituzionale – non sia a vantaggio unicamente di chi ha la pelle bianca e sia nato dalla parte “giusta” del globo. E qui di slogan ne viene subito in mente un altro – del resto, la destra campa di propaganda e abbondano le frasi ad effetto – questa volta attribuibile all’alleato leghista: “Prima gli italiani”.
Le doppia morale sovranista. Cristiani solo con gli italiani. Le norme sull’immigrazione sono dannose pure per l’economia del Paese
È cosa certa che la Presidente del Consiglio e le altre forze di maggioranza siano state democraticamente chiamate attraverso il voto a rappresentare gli italiani e i loro interessi, ma non a discapito del prossimo (che non è detto sia italiano) nell’ingiusta lotta tra poveri dalla quale il governo trae linfa vitale. Gli italiani, quelli i cui padri e nonni sono stati costretti a emigrare per garantire un futuro migliore anche a noi che oggi ne scriviamo, sono meglio di quanto ritenga il governo. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi se sia giusto o meno che un minore venga trattenuto per mesi insieme a maggiorenni in situazioni di totale promiscuità.
Questo rischio è stato scongiurato dalla legge Zampa che recependo le direttive Onu – nel 2017 – ha messo al riparo da pericoli i minori non accompagnati che adeguatamente tutelati e formati andrebbero a soddisfare in futuro quelle esigenze in termini di forza lavoro di cui il nostro Paese ha tanto bisogno. Dunque non si tratta solo del sentimento dell’umanità (quello che porta a confondere nel linguaggio delle destre la “bontà” con il “buonismo”, forti dell’illusione di non dover essere mai quelli costretti a chiedere aiuto), ma addirittura dell’utilità nazionale rispetto a comparti della nostra economia che vanno a rotoli a causa della carenza di risorse umane e a dircelo non è qualche leader della sinistra movimentista, ma Confindustria.
I decreti flussi, con i click day da cardiopalma, non bastano in tal senso sia per numeri sia perché si tratta di procedure indette una tantum per affrontare problemi che hanno assunto tratti strutturali. In questi giorni il governo ha incassato la fiducia sul decreto che fa passare il trattenimento dei migranti under 16 da 30 a 45 giorni e per quelli dai 16 in su da 90 a 150 giorni. Una mossa dunque priva di umanità ma anche di utilità, il che la rende imperdonabile umanamente e politicamente. Se gli appelli di Papa Francesco in soccorso delle vite dei migranti e dell’accoglienza restano inascoltate dal governo, che almeno siano sentite quelle degli imprenditori che necessitano di persone che siano formate adeguatamente per dei lavori che agli italiani evidentemente non vanno più a genio.
E qui si apre la riflessione sui salari italiani letta dalla prospettiva del migrante che sfugge a situazioni di guerra o di grave crisi economica per cui tutto è preferibile a ciò che lascia, rispetto all’italiano che lotta contro caro vita e tasse rendendosi conto che lavorando in Italia si corre il rischio di restare quasi certamente poveri. Ma questo è ancora un altro tema che ci chiediamo come mai la “donna, madre, cristiana” – unitamente al resto – proprio non voglia vedere.