Il governo non si arrende e prova a rilanciare il modello Albania. Nonostante i giudici abbiano già più volte rifiutato la conferma del trattenimento dei migranti nei centri albanesi, l’esecutivo vuole ripartire convinto che le decisioni delle toghe siano politiche e che non ci sia motivo di dire no ai trattenimenti.
Così a gennaio la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vuole riprendere i trasferimenti verso l’Albania. Il ragionamento parte da un’interpretazione, un po’ dubbia, della sentenza della Cassazione del 19 dicembre: secondo Meloni darebbe “ragione” al governo, sostenendo che sia la politica a dover definire i Paesi sicuri. Motivo per cui proprio Meloni ha convocato per oggi “una riunione sul tema”.
La sentenza della Cassazione
In realtà le cose non sono andate esattamente come dice Meloni, anzi la Cassazione ha detto in parte l’opposto. La sentenza, intanto, riguarda un caso che è precedente all’avvio del protocollo con l’Albania. E dice sì che la politica stabilisce i Paesi sicuri, ma anche che il giudice può annullare gli effetti del decreto, valutando se disapplicare la lista. Esattamente come avvenuto per i casi di cittadini provenienti dall’Egitto, Paese ritenuto sicuro dal governo ma non dai giudici appunto. E per questo non sono stati confermati i trattenimenti in Albania.
Il vertice per rilanciare il progetto Albania
Meloni non ha dubbi e da giorni ripete che “i centri funzioneranno”. Così come per Antonio Tajani, ministro degli Esteri, l’Albania è la scelta giusta. Oggi al vertice parteciperanno, oltre a loro due, anche il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi, Guido Crosetto e Tommaso Foti.
L’obiettivo è fare il punto sul progetto albanese e sulla possibilità di ripartire a inizio anno. Finora i giudici hanno sempre bocciato i trattenimenti nei centri albanesi ritenendo non sicuri i Paesi di provenienza. Il governo ha allora tentato di cambiare le regole, con un emendamento al decreto Flussi che trasferisce la competenza delle decisioni sui trattenimenti ai magistrati delle sezioni immigrazione delle Corti d’appello.
La speranza è che qui i giudici siano più oberati dal lavoro e abbiano meno tempo per esaminare a fondo ogni singolo caso. Questa novità entrerà in vigore l’11 gennaio ed è quindi probabile che il governo attenda quella data per far ripartire i trasferimenti al porto di Shengjin con la nave Libra dei migranti.
Tutto in attesa di due nodi da sciogliere. Il primo è la pronuncia della Cassazione sui ricorsi presentati dal governo contro la mancata conferma dei trattenimenti in Albania, in attesa del giudizio di marzo della Corte di Giustizia Ue. Il secondo riguarda l’intervento della Commissione Ue sul tema dei rimpatri, che non arriverà prima della primavera. E così il governo intanto prova ad andare avanti in autonomia.