Una soluzione “a livello strutturale”, che “non sia temporanea”, per “mettere in sicurezza” le concessioni balneari e gli imprenditori che le detengono, di fronte a una direttiva Ue sbagliata. A margine della sua visita a Algeri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni mette in scena il solito spettacolo: equilibrismo tra le regole che impone l’Europa e le intemperanze dei partiti della sua maggioranza che per fare il pieno di voti hanno fatto promesse che non potranno mantenere.
Il piano “strutturale” di cui parla Meloni è un pavido procrastinare. L’obiettivo è semplicemente quello di riuscire ad evitare una proroga della messa a gara delle concessioni e lo smantellamento della riforma sulla Concorrenza voluta dall’ex premier Mario Draghi, che alzerebbero la tensione con Bruxelles. Ci sono da salvare, intanto, le concessioni in scadenza per il 2023, che il governo vorrebbe blindare alla faccia delle norme europee.
Da qui la decisione di ‘accantonare’ gli emendamenti sul tema presentati da FdI al decreto Milleproroghe. Ma non sarà facile convincere gli alleati di Forza Italia e Lega a fare altrettanto, prospettando loro una strada diversa. Alla finestra rimane l’Europa, che oggi ribadisce all’Italia la necessità di rispettare gli impegni pur precisando che questi ultimi non sono legati all’attuazione del Pnrr, concedendo così all’esecutivo uno spiraglio di manovra.
“Non ho cambiato idea sul tema della difesa dei nostri imprenditori Balneari da una direttiva che secondo me non andava applicata su quel settore”, assicura Meloni, spiegando che “la questione è molto complessa, il punto è capire quale sia, nell’attuale situazione, la soluzione più efficace a livello strutturale: quello a cui io sto lavorando è una soluzione che non sia temporanea”, continua la premier, annunciando la convocazione dei “partiti di maggioranza per ragionare insieme” e poi delle “associazioni dei Balneari, prima che gli emendamenti siano votati, per capire se la proroga sia la soluzione più efficace. Però il mio obiettivo è mettere in sicurezza questi imprenditori”.
L’Ue, dal canto suo, segue “molto da vicino le recenti discussioni in Italia sulla riforma della concorrenza che è stata adottata lo scorso anno”, sottolinea la portavoce della Commissione europea Sonya Gospodinova, spiegando che “siamo in contatto con le autorità italiane anche in vista dell’attuazione dei loro impegni” e ricordando che “abbiamo una procedura d’infrazione in corso”.
Finale già scritto
Nel governo qualcuno vede come occasione le parole di Veerle Nuyts, per la quale “le concessioni Balneari non sono formalmente incorporate nelle pietre miliari e negli obiettivi del piano di ripresa e resilienza”.
Maurizio Gasparri ci si butta a pesce dicendo che il discorso di Nuyts “dimostra quanto sia percorribile la strada di una proroga per chiarire lo stato delle cose. Gli imprenditori interpretano le parole di Bruxelles come “giustizia alla battaglia contro le menzogne”, secondo il presidente di Assobalneari Italia Federturismo Confindustria Fabrizio Licordari. Le opposizioni non la vedono così. Di “gioco delle tre carte” parla il vicecapogruppo del Pd alla Camera Piero De Luca, Osvaldo Napoli di Azione vede un “balletto molto poco dignitoso”.
“Non ho cambiato idea”, ripete a tutti Giorgia Meloni. Ma lo schema, ci vuole poco per capirlo, ormai è la fotocopia delle puntate precedenti: simulare una guerra all’Europa per poi allinearsi sommessamente e rimangiarsi le promesse. Solo che il gioco durerà finché i partiti di maggioranza accetteranno di fare la figura degli utili idioti rimessi a cuccia dalla neostatista Meloni. E c’è chi giura che la pazienza avrà un limite molto più vicino di quanto si pensi.