Sono migliaia i ragazzini stranieri che arrivano da soli ogni anno in Italia. Minori che approdano sulle nostre coste senza mamma e papà e che per accoglierli costano milioni di euro. I risultati però sono scarsi. L’integrazione resta spesso un sogno e non si riesce a mettere i baby-migranti nelle condizioni di trovarsi poi un lavoro che li renderebbe indipendenti. Senza contare che moltissimi di quei minorenni spariscono. Si perdono le loro tracce ancor prima che vengano identificati. Una piaga su cui mette ora il dito la Corte dei Conti, chiedendo al Parlamento, al Governo e ai Ministeri dell’interno, del lavoro e dell’economia di trovare delle soluzioni entro sei mesi.
IL RAPPORTO. I magistrati contabili hanno stilato una relazione dopo aver analizzato l’utilizzo dei fondi per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati tra il 2015 e il 2017. Ragazzini a cui viene garantita una prima accoglienza dai centri gestiti dai Comuni (Cas), dalle Prefetture e da quelli finanziati con il fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami). A farsi poi carico dei baby-migranti sono i centri che aderiscono al Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati (Sprar), gestiti dal Viminale. E per quanto riguarda l’aspetto strettamente economico già qui emerge un primo problema.
La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti ha infatti appurato che i centri comunali costano molto di più di quelli di cui si occupa il Ministero dell’interno: nei primi si spendono una media di ottanta euro al giorno per ogni ospite e nei secondi 54 euro. Denaro tra l’altro diretto in larga parte al personale che lavora in quelle strutture. Spese notevoli considerando che in tre anni lo stato per i minori non accompagnati ha investito 315 milioni di euro, a cui vanno aggiunti oltre 10 milioni di euro di fondi ottenuti dall’Europa soltanto negli ultimi due anni. Un tesoretto che avrebbe dovuto garantire un futuro ai minori stranieri presenti nei vari centri, 18.303 alla fine del 2017. Ma non è così.
LA PIAGA. Manca un lavoro serio sull’integrazione e troppi sono i minorenni di cui si perdono le tracce: 18.524 nell’ultimo anno esaminato dai magistrati. Nel 2018 i baby migranti presenti nei centri sono diminuiti a 10.787 e il maggior numero di loro è rappresentato da albanesi anziché africani, ma il problema persiste. La Corte dei Conti ha chiesto così al Parlamento di provvedere affinché si passi da una gestione emergenziale a una gestione ordinaria, di evitare che i minori finiscano quasi tutti concentrati nelle regioni del Sud Italia, che venga prestata maggiore attenzione all’utilizzo delle risorse disponibili e che venga affrontato seriamente anche il problema degli irreperibili. Per i magistrati infine è importante che con i soldi spesi venga garantita ai baby-migranti l’istruzione, per favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro, e che si punti a un’opera di sensibilizzazione sull’affido familiare.