Appena qualche giorno fa la Commissione europea era tornata ad alzare i toni nei confronti di Roma sui balneari: il governo deve trovare una “soluzione urgente” per aprire le concessioni di Stato e rispettare la Bolkestein, ha fatto sapere. Altrimenti, l’Italia verrà deferita e la procedura d’infrazione Ue potrebbe proseguire sulla via inesorabile di una maxi-multa. A irritare Bruxelles è stato il decreto Milleproroghe, con il via libera all’ulteriore dilazione di un anno – fino al 31 dicembre 2024 – delle concessioni.
La Corte di giustizia Ue ha stabilito che le concessioni balneari non possono essere rinnovate automaticamente
Ieri è stata la Corte Ue a prendere la parola, esprimendosi sul ricorso dell’Autorità italiana per la concorrenza contro le proroghe concesse da Ginosa, un piccolo comune della costa tarantina per il quale sono le norme nazionali ad avere la meglio su quelle europee. Ebbene ieri la Corte di giustizia Ue ha stabilito che “le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”. Da qui la considerazione che “i giudici nazionali e le autorità amministrative” italiane “sono tenuti ad applicare le norme pertinenti” del diritto europeo, “disapplicando le disposizioni nazionali non conformi”.
Per Bruxelles le concessioni devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente
La decisione della Corte, aveva avvertito sempre qualche giorno fa la Commissione, “potrebbe avere delle conseguenze” che, nella visione di Palazzo Berlaymont, l’Italia – al pari di altri Paesi sotto infrazione come Spagna e Portogallo – non potrà esimersi dal prendere in considerazione per decidere che strada imboccare. I giudici di Lussemburgo erano chiamati a pronunciarsi sull’interpretazione della legge italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, facendo chiarezza sulla validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della direttiva Ue per i servizi nel mercato interno, nota come Bolkestein.
Nel dettaglio, la vertenza sotto esame risale al dicembre 2020, quando il comune di Ginosa, applicando la normativa nazionale, decise di prorogare automaticamente le concessioni andando incontro alla contestazione da parte dell’Agcm. Nella sentenza di ieri la Corte ricorda che le disposizioni Ue si applicano “a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo” e che, nel valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili per la messa a bando, i Paesi membri sono chiamati a basarsi “su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati”.
I giudici sottolineano come non sia emerso “alcun elemento idoneo a inficiare la validità della direttiva” europea, e come nell’approvarla, nel 2006, il Consiglio Ue – che rappresenta i Ventisette – abbia “correttamente deliberato a maggioranza qualificata”. La Corte ritiene inoltre che “l’obbligo per gli Stati membri di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente” per l’assegnazione delle concessioni, e “il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione” siano “enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva”.
La Meloni incontrando il commissario Breton ha assicurato che il Governo applicherà “molto rapidamente la legislazione europea”
Sulle concessioni la premier Giorgia Meloni nell’incontro con il commissario Thierry Breton la scorsa settimana “ha assicurato che le autorità nazionali in Italia applicheranno molto rapidamente la legislazione europea” e che “le autorità nazionali procederanno ad allineare la legislazione nazionale italiana alle norme europee”, ha ricordato una portavoce della Commissione europea. Nel pomeriggio poi il dietrofront da Bruxelles, forse per non esacerbare gli animi, in cui si spiega che l’incontro tra Breton e Meloni non riguardava i balneari e che “nessuna delle due parti ha preso impegni riguardo ai prossimi passi”. Neanche la sentenza della Corte Ue pare smuovere i partiti della maggioranza. Lega e Forza Italia chiedono di accelerare la mappatura e l’avvio del tavolo interministeriale, previsto sempre nel Milleproroghe.
L’obiettivo è dimostrare che non c’è scarsità del bene demaniale e dunque non si applica la Bolkestein. “La sentenza della Corte di Giustizia europea dà ragione all’approccio che da anni la Lega e io personalmente, già da ministro, portiamo avanti. Conferma, infatti, che l’eventuale applicazione della direttiva sulla concorrenza anche alle concessioni balneari italiane passa per la verifica della scarsità delle risorse a livello nazionale, non solo o non tanto a livello locale. Una scarsità che, di fronte a 8mila chilometri di coste, è evidentemente inesistente. Quindi: niente scarsità, niente Bolkestein”, dichiara il leghista Gian Marco Centinaio.
Salvini: “La nuova mappatura delle spiagge sarà fatta dal Mit e, come sempre, verranno utilizzati criteri di buonsenso”
“La nuova mappatura delle spiagge sarà fatta dal Mit e, come sempre, verranno utilizzati criteri di buonsenso”, assicura il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. Una posizione che sposa le ragioni del settore. “Il governo acceleri nella ricognizione delle concessioni demaniali marittime vigenti, sia convocato con urgenza il tavolo istituito con la recente legge del febbraio scorso, si emani una nuova legge che superi le disposizioni del precedente governo effettuando un corretto bilanciamento fra l’esigenza di una maggiore concorrenza con la tutela dei diritti dei concessionari attualmente operanti”, dice Antonio Capacchione del sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio. Più sfumata la posizione di FdI che, pur sensibile da sempre alle richieste che arrivano dal settore, vorrebbe evitare il braccio di ferro con l’Ue.
“La sentenza della Corte di Giustizia Ue sui Balneari è da leggere attentamente. Se da un lato ribadisce alcuni principi già noti, dall’altro conferisce piena legittimità e rafforza l’utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali. Su questa base, siamo certi, il governo potrà continuare il dialogo in corso con la Commissione Ue, al fine di arrivare in tempi brevi ad una normativa che definisca una volta per tutte la questione”, ha dichiarato Gianluca Caramanna di FdI. Che all’interno della maggioranza ci siano sensibilità diverse sul tema, che rendono più difficile trovare una quadra, lo dimostra il fatto che nel disegno di legge sulla Concorrenza, approvato ieri, il tema non compaia.