di Alessandro Barcella
Qualche luce molto intensa, cui ispirarsi, e altrettanto intense ombre. E’ la metafora del sistema carcerario lombardo, che raccontiamo attraverso le parole di Donato Giordano, Garante regionale per i Detenuti. «Il mio compito è innanzitutto quello di garantire ai detenuti l’erogazione di prestazioni legate alla tutela della salute, al miglioramento della qualità della vita, all’istruzione e alla formazione e a ogni altra funzione finalizzata al recupero e reinserimento sociale e nel mondo del lavoro» spiega Giordano.
Reinserimento dunque: una prima “spinosissima” questione: «Senza il volontariato sarebbero davvero pochissimi gli ex detenuti in grado di reinserirsi ed essere accettati dalla società. Il terzo settore in questo Paese fa la parte del leone, le istituzioni non se ne occupano». Luci e ombre, dicevamo all’inizio. Anche tra le quattro mura delle 19 carceri lombarde.
«Abbiamo 9.228 detenuti ospitati per una capienza che dovrebbe essere attorno ai 6.051: dunque un problema esiste. Cremona, Pavia e Voghera dovrebbero ora ampliare le disponibilità di posti, sino a 700 unità, attraverso nuove strutture già approvate. Accanto all’emergenza sovraffollamento occorre però raccontare a tutti l’eccellenza di Bollate, carcere milanese che va portato a modello. Su 1.182 detenuti oltre il 40% lavora, all’interno e all’esterno. È un carcere dove non esistono sezioni chiuse e la recidiva una volta scontata la pena è tra le più basse in assoluto, credo tra il 3 e il 4% contro il 20-30% di media nazionale. Qui operano ad esempio due call center per il pubblico e per il privato e ci sono numerose altre attività tra cui un maneggio e società sportive. Un vero modello, insomma».
Nessun eccessivo buonismo verso chi ha sbagliato: occorre davvero pensare al sistema in modo del tutto nuovo. «Non si ha il coraggio di capire che bisogna depenalizzare e creare misure alternative – conclude Giordano – alleggerendo il carico di processi o notizie di reato che ingolfano il sistema. Nessuno ha il coraggio di dire che occorre un’amnistia. Iniziamo ad alleggerire le Procure depenalizzando tutta una serie di reati leggeri o prevedendo vere misure alternative, che al momento non vengono concesse. L’occasione della mediazione civile? E’ stata affossata dalla lobby degli avvocati». E le ombre allora si allungano, con Bergamo che ospita 500 detenuti dei quali quasi il 60% tossicodipendenti e San Vittore che “straripa” mentre due raggi sono chiusi da tempo per lavori.