C’era da spettarselo che la notizia della morte – a dir poco sospetta – del dissidente russo Alexei Navalny facesse il giro del mondo. Quello che nessuno si aspettava è il quasi totale silenzio della maggioranza italiana dove, eccezion fatta per il commento pressoché dovuto della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri Antonio Tajani, gli interventi per commentare quanto accaduto in Russia si contano sulle dita di una mano.
M5S e Pd chiedono chiarezza sulla morte del dissidente russo Alexei Navalny. Ma a fare rumore è il silenzio del vice premier Salvini
Il presidente del Consiglio si è limitato a dire che “la morte di Alexei Navalny, durante la sua detenzione, è un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale. Esprimiamo il nostro sentito cordoglio e ci auguriamo che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza” mentre il titolare della Farnesina si è augurato che si sia trattato di “una morte naturale” aggiungendo che “il Governo italiano sarà sempre a fianco di chi lotta per la democrazia e per la libertà di pensiero”, precisando che l’esecutivo si stringe “alla sua famiglia e al popolo russo”.
Silenzi che non sono passati inosservati al senatore di Italia Viva, Enrico Borghi, che dopo aver condannato “fermamente la Russia per la tragica morte di Alexei Navalny, avvenuta in circostanze sospette in una colonia penale russa” ha punzecchiato Matteo Salvini: “Chiediamo a questo punto alla Lega cosa ne pensa: intende disdettare l’accordo di collaborazione con il partito di Putin sottoscritto nel 2017 e rinnovato nel 2022?”. E c’è voluta la sera di ieri per avere uno striminzito comunicato del Carroccio che si limitava a chiedere “di fare chiarezza” sul caso.
Conte ricorda che da premier chiese conto a Mosca del rispetto dei diritti umani e del leader detenuto
Sconcerto, invece, è quello espresso da M5S con Giuseppe Conte che ha appreso “con grande amarezza della morte di Navalny. Una morte che purtroppo il passare del tempo ha solo rimandato, come hanno dimostrato le proscrizioni e i tentati omicidi che ha dovuto subire negli anni dal regime di Putin”. “All’indomani del drammatico tentativo di avvelenamento, chiesi – da Presidente del Consiglio – che la Russia facesse chiarezza: una richiesta che oggi, anche dopo la morte di Navalny, va ribadita con forza”.
Dello stesso avviso anche il Pd che parla di un caso “grave” su cui deve essere fatta luce dalla comunità internazionale mentre Alleanza Verdi e Sinistra e +Europa hanno tenuto ieri un presidio davanti all’ambasciata russa per protestare contro il regime di Putin.