“C’è un confine e un limite a tutto e per me, quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità, nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire il Paese. Le immagini delle stragi di mafia buttate a caso tra un chiacchiericcio e un altro di improvvisati esperti antimafia, l’alone di mistero intorno al nulla per evocare inesistenti retroscena, sono tutte operazioni che mancano di rispetto proprio alle vittime di quelle stragi e ai loro familiari”. E’ quanto ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, riferendo alla Camera sulla vicenda della mancata nomina a capo del Dap del’ex pm di Palermo Nino Di Matteo.
“Si continuano a cercare possibili condizionamenti – ha aggiunto il guardasigilli – evocando, in modo più o meno diretto, i vari livelli istituzionali. Una volta per tutte: non vi fu alcuna ‘interferenza’, diretta o indiretta, nella nomina del capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Punto! Non sono disposto a tollerare più alcuna allusione: lo devo a me stesso ma lo devo prima di tutto alla carica istituzionale che mi onoro di ricoprire. Riguardo alle strumentalizzazioni che qualcuno vorrà ancora una volta fare in merito alle ormai note scarcerazioni, ricordo che sono state determinate da decisioni prese, in piena autonomia e indipendenza, dai magistrati competenti (nella maggior parte dei casi per motivi di salute), sui quali, ovviamente, non c’è stato alcun condizionamento da parte del ministero o del governo”.
“La nomina del capo del Dap – ha aggiunto Bonafede a proposito del caso Di Matteo – è avvenuta secondo la legge con la più ampia discrezionalità e non c’è stato alcun tipo di condizionamento. Qui ci sono particolarità che meritano di essere evidenziate. E’ importante per me essere qui, trasparenza e la verità rappresentano i migliori antidoto contro i dibattiti contaminati dalla menzogna e dalla malafede, come quelli degli ultimi otto giorni. Non mi riferisco alle parole del dottor Di Matteo ma a quelle parole del dibattito politico e mediatico ha generato una serie di caotiche e vergognose illazioni e suggestioni istituzionalmente e personalmente inaccettabili”.
“Qualcuno – ha detto ancora il ministro della Giustizia – potrebbe potrebbe osservare che in un tempo in cui l’informazione ingloba, quasi fisiologicamente, le fake news non ha niente di eccezionale. Insomma un dibattito come un altro, con un po’ di verità e un po’ di menzogna o meglio con più verità, così variegate da lasciare a ciascuno la propria ricostruzione dei fatti, in una sorta di pirandelliano così è se vi pare. I due decreti legge approvati nel giro di una settimana rappresentano la migliore risposta dello Stato per garantire una stretta sulle richieste di scarcerazione e, contemporaneamente, riportare i detenuti davanti al giudice affinché, visto che il quadro sanitario è cambiato, vengano rivalutate tutte le questioni di salute”.