“Si è salvato in calcio d’angolo”, mormora qualcuno. E probabilmente non c’è frase più azzeccata visti come sono andati questi giorni. Prima le polemiche sulla posizione ritenuta troppo “sdraiata” agli Stati Uniti, dunque una conferenza stampa conclusiva (qui il video) del viaggio in Usa da parte di Mario Draghi inaspettata per quanto si è detto (leggi l’articolo), specie in riferimento alle “visioni differenti” tra Usa ed Europa, quasi a rimarcare una distanza che finora è stata poco evidente. Questo, però, non vuol dire che al rientro in Italia Draghi troverà i partiti di maggioranza pronti ad accoglierlo e ad elogiarlo.
Ancora molti i nodi da sciogliere. Il leader M5S Conte ha chiesto un nuovo chiarimento al premier Draghi
“Ovviamente adesso alle parole devono seguire i fatti”, mormora ancora qualche parlamentare pentastellato. Anche perché, restano in casa Cinque stelle, Giuseppe Conte avrebbe già chiesto un incontro al premier. Al di là delle parole pronunciate in conferenza stampa a migliaia di km di distanza, sull’invio di armi non c’è stata una posizione chiara e netta da parte del premier.
Anzi, a conti fatti tutto farebbe pensare che non solo l’Italia non fermerà alcun invio, ma neanche sarà coinvolto il Parlamento. A farlo intendere chiaramente è stato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “Il Parlamento è stato molto chiaro: l’invio di armi è finalizzato a consentire all’Ucraina di difendersi e di difendere la sua popolazione dall’aggressione russa”, ha spiegato il ministro al Gr1 sottolineando che non si tratta di un “innalzamento” ma della “prosecuzione del nostro impegno così come indicato dal Parlamento”.
Insomma, per Guerini – e dunque per il governo – “l’invio di armi è finalizzato a consentire all’Ucraina di difendersi dall’aggressione russa”. Un impegno, ha spiegato ancora l’esponente dell’Esecutivo, “che non può essere disgiunto dal lavoro e dallo sforzo diplomatico assieme ad altri Paesi europei per raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati”. Il che vuol dire, detto in altri termini, che non ci sarà alcun freno all’invio di armi, nonostante a tutt’oggi non sia ancora chiaro che tipo di armamenti l’Italia invia all’Ucraina.
Insomma, temi da chiarire ci sono eccome. E toccano evidentemente in prima istanza l’ambito militare vista la crisi in corso. L’obiettivo del Movimento tutto è quello di capire fino in fondo quale sia la posizione di Draghi, al di là delle parole. “Quel che è certo – spiega ancora una fonte pentastellata – è che a questo giro difficilmente Conte cederà il passo: sa bene che la linea ‘pacifista’ non solo è rispettosa dei principi del Movimento, ma paga anche da un punto di vista di sondaggi”. Ragionamenti, questi, che ovviamente anche Draghi si è fatto. E forse, chissà, pure per questa ragione ha deciso di chiarire la posizione dell’Italia, spostandosi su un fronte più europeista, per così dire, che filo-statunitense. Il mantra che tuttavia viene ripetuto è che alle parole devono seguire i fatti. Per la questione militare, innanzitutto. Ma non solo.
Altro tema su cui Conte vuole chiarimenti è anche quello energetico. La linea intrapresa dal governo, d’altronde, è ben noto che non piace al Movimento, vista la tendenza ad agevolare la produzione di energia da fonti fossili, piuttosto che quella da fonti rinnovabili. C’è anche questo, dunque, sul tavolo del confronto. Un confronto che è atteso ma che probabilmente non avverrà prima del 19, giorno in cui Mario Draghi riferirà alle Camere dopo l’incontro con gli Usa.
Sarà però un intervento interlocutorio, senza alcuna apertura sulla possibilità che il Parlamento possa pronunciarsi sull’invio di armi, essendo – questa la posizione dell’esecutivo ribadita peraltro ieri come visto anche da Guerini – stata già autorizzata ormai settimane fa. Lo stesso Draghi d’altronde in un passaggio della conferenza l’ha chiaro: “Stiamo fornendo supporto militare all’Ucraina come ci ha chiesto il presidente Zelensky, una decisione che ha ricevuto un ampio sostegno nel nostro Parlamento”.
Al varco però non c’è solo Conte. Ad attendere fatti dopo le parole è anche il Pd. Non è un caso infatti che Enrico Letta dopo le parole di Draghi non si sia sbilanciato con elogi e lodi. Meglio il silenzio “attendista”. A parlare però è stato ancora una volta Conte: ““Dalla postura che hanno assunto sulla guerra mi sembra che anche nel Pd ci sia una riflessione”. Meglio che anche Draghi lo sappia chiaramente.