Di Carola Olmi
Adesso Alitalia rischia sul serio di restare a terra per sempre. L’accordo con i sindacati sul piano degli esuberi e la riduzione degli stipendi (circa 30 milioni) è ancora lontano. L’azienda inoltre continua a perdere “a bocca di leone”, tanto che ieri il Cda ha approvato il bilancio 2013 con 569 milioni di perdita e approvato un nuovo aumento di capitale da 250 milioni. E infine, la pazienza degli arabi sembra finita. Etihad infatti sarebbe sul punto di recedere dall’intera trattativa, peraltro ancora aperta su diversi punti, compreso il ridimensionamento di Malpensa e la partecipazione di Poste Italiane. Solo le banche azioniste avrebbero già fatto il passo indietro richiesto, rinunciando ad oltre 400 milioni di crediti vantati con la compagnia.
Bilancio in rosso
C’era dunque molta preoccupazione ieri all’assemblea dei soci che ha approvato l’aumento di capitale. Altri 250 milioni da immettere nelle cassse della società solo per superare l’estate e arrivare all’ingresso del nuovo azionista, che porterà 560 milioni e soprattutto una prospettiva industriale. Un matrimonio che resta delicato e con non poche incognite, soprattutto a livello europeo, dove i concorrenti di Alitalia stanno affilando le armi per mettere fuori gioco l’alleanza italo-araba. Nonostante tutto questo, i sindacati continuano a tirare la corda. E dopo il muro della Cgil sugli esuberi adesso è la Uil a mettersi di traverso, questa volta sui tagli alle buste paga di piloti e personale di terra. Una condizione che Etihad ha fissato come imprescindibile per la prosecuzioen di ogni trattativa. I lavoratori dunque sanno benne come stanno le cose, ma il quorum nel referendum indetto dai sindacati che hanno firmato l’accordo sul contratto nazionale e il taglio del costo del lavoro non si è raggiunto.
La spaccatura
Il segretario aggiunto della Uilt, Marco Veneziani, è stato il primo ad annunciare che i votanti sono stati 3.555 “su una popolazione aziendale di 13.190 unità, pari al 26,95%”. Quindi siamo ben lontani dalla soglia del 50% più un dipendente richiesta dal Testo unico sulla rappresentanza per la validità delle consultazioni del personale. Un’interpretazione sulla quale si sono spaccate le sigle. La Uilt, contraria alle intese del 16 e 17 luglio con l’azienda sui tagli in busta paga insieme alle associazioni professionali di piloti e assistenti di volo Anpac, Avia e Anpav, ha chiesto un nuovo accordo. Ma per l’azienda e gli altri sindacati il mancato raggiungimento del quorum non vanifica la validità degli accordi sottoposti a referendum. Tesi rafforzata dal fatto che Cgil, Cisl e Ugl (favorevoli all’accordo proposto da Etihad) contano il 65% dei lavoratori dell’aviolinea.
Arabi nervosi
Anche per Alitalia il referendum sull’integrativo contentente il taglio del costo del lavoro, essendo una consultazione abrogativa lascia l’accordo firmato valido, indipendentemente dalla percentuale dei lavoratori votatnti. Botta e risposta che ha ulteriormente infastidito Etihad, per la quale l’accordo di tutti i sindacati è essenziale. L’amministratore delegato, Del Torchio, ha comunque smentito le voci di stampa di un possibile ultimatum da parte della compagnia di Abu Dhabi, che avrebbe dato tempo fino a lunedì per ricomporre il quadro sotto la minaccia di ritirare la propria offerta. Ieri mattina intanto l’assemblea dei soci di Alitalia ha approvato il bilancio 2013, varando l’aumento di capitale con o senza la partecipazione di Poste Italiane. La decisione del nuovo amministratore delegato, Francesco Caio, di aderire attraverso un veicolo societario diverso rischia infatti di rallentare o addirittura far saltare l’intera trattativa, ormai arrivata sulla pista d’atterraggio. Incidenti di stagione permettendo.