L’anno scolastico è iniziato e come sempre ci troviamo a parlare degli istituti che cadono a pezzi, delle classi pollaio e del caro libri. Anna Laura Orrico, deputata M5S e membro della commissione Cultura della Camera, secondo lei in Italia è ancora garantito il diritto allo studio oppure sta diventando ‘un bene di lusso’?
“Studiare è già un lusso. Il potere d’acquisto delle famiglie è corroso dal caro bollette, dai tassi impazziti dei mutui, dal lavoro povero, dall’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di consumo. Senza parlare della voragine di nuovi e vecchi fragili privati del Reddito di cittadinanza. Eppure, sosteneva Rita Levi Montalcini, ‘la scuola è di tutti e per tutti’. A lei, oggi, sembra così?”.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato una serie di proposte per far finalmente funzionare la scuola. Tra i temi più urgenti c’è il caro libri che, unito al taglio degli aiuti per i più deboli come il Reddito di cittadinanza, sta mettendo in crisi le famiglie. Come pensate di poter affrontare questo problema?
“Introdurre subito uno strumento per far rifiatare le famiglie e consentire loro di acquistare libri di testo, materiale di cancelleria scolastica, prodotti e servizi tecnologici: una ‘dote educativa’. La misura prospetta l’assegnazione a tutte le alunne e gli alunni, studentesse e studenti residenti sul territorio nazionale e appartenenti a nuclei familiari con ISEE non superiore a 45mila euro di una carta elettronica personale di importo fino a 500 euro”.
Da tempo denunciate il dramma delle classi pollaio che compilcano la didattica. Su questo punto, ci può spiegare qual è la vostra proposta?
“La nostra proposta prevede una doppia azione legislativa. Da un lato modificare la norma madre di questo disastro, ovvero il piano di ‘razionalizzazione’ voluto dagli allora ministri Tremonti e Gelmini. Quindi introdurre il divieto di costituire classi iniziali delle scuole di ogni ordine e grado con più di 22 alunni. Non più di 20 se vi sono alunni disabili e qualora ce ne fossero non più di due per classe. Dall’altro, invece, chiediamo al governo un passo indietro sul ridimensionamento della rete scolastica, con accorpamenti e tagli al numero di dirigenti che stanno mettendo in difficoltà interi territori, soprattutto nelle aree più fragili del Paese”.
Di recente è uscito un rapporto secondo cui fra settembre 2022 e agosto 2023 si sono susseguiti 61 episodi di crollo o di distacchi di intonaco nelle scuole. Cedimenti che solo per fortuna non hanno causato una strage. Come la fa sentire questa situazione?
“Aggiungo: su oltre 40mila scuole statali italiane ben 23mila non sono in possesso del certificato di agibilità e più della metà ha oltre 50 anni. Con i fondi del Pnnr bisognerebbe non solo costruire il nuovo ma lavorare per la messa in sicurezza dell’esistente. Solo che questi soldi il governo e Fitto non riescono neanche a spenderli. Col nuovo Piano di Meloni e Fitto è previsto un definanziamento di 16 miliardi di euro…”.
Dopo un anno di governo, qual è il suo giudizio sulle iniziative prese da Meloni & C. in materia di Istruzione?
“Chiudono le scuole, soprattutto al Sud, soprattutto in regioni come la Calabria, la mia terra, dove quest’anno verranno meno 79 istituti. Non riescono a spendere i soldi del Pnrr per l’edilizia scolastica e per le mense, in particolare nel Meridione che doveva essere il principale beneficiario di queste risorse. Mentre, queste stesse forze politiche, attaccavano i governi di Giuseppe Conte quando investivamo 10 miliardi di euro nella scuola. Aggiungo altro? Meloni e Valditara sono bocciati su tutta la linea”.