Certo, la speranza è l’ultima a morire. Non sia mai che Paolo Gentiloni con un colpo di reni non riesca a mettere la toppa. Ad oggi, però, visto il ritardo accumulato, il dato è incontrovertibile: la promessa delle maxi borse di studio (400 in totale, ciascuna da 15mila euro) per gli studenti all’ultimo anno delle scuole superiori, da selezionare tra i più meritevoli e privi di mezzi, è appunto una promessa. Solo una promessa. Mai diventata realtà e, probabilmente, mai lo sarà. Perché i tempi previsti non sono stati rispettati né lo è stata la legge, dato che si prevedeva un decreto e una cabina di regia per l’assegnazione dei maxi premi. Ebbene, non c’è né l’uno né l’altra.
L’idea – Ma facciamo un passo indietro per capire, nel dettaglio, di cosa stiamo parlando. È l’11 dicembre del 2016 quando il Governo targato Matteo Renzi, prima di fare le valige e consegnare la campanella a Gentiloni, approva la Legge di Stabilità. Una manovra tarata sul merito, in pieno spirito renziano. Tanto che, appunto, uno dei commi prevede che entro il 30 aprile di ogni anno venga pubblicato un bando nazionale di almeno 400 borse di studio, ciascuna dal valore di 15mila euro. Un giusto premio per tutti coloro che vogliono intraprendere la carriera universitaria, hanno raccolto invidiabili voti alle superiori e la cui famiglia non gode di un’ottima condizione economica (Isee inferiore o uguale a 20mila euro e medie di voti almeno di 8/10 in tutte le materie). Buona idea. Lodevole iniziativa.
Tutto in fumo – Come detto, però, alla teoria non ha fatto seguito la prassi. Già, perché nelle maglie della legge si prevedeva anche un apposito decreto per nominare una cabina di regia, composta da tre membri designati rispettivamente dal presidente del Consiglio, dal ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e da quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan, con il chiaro compito di attivare le procedure per l’emanazione del bando e procedere, di conseguenza, all’emanazione delle borse. Da qui la domanda: sarà stato fatto? La risposta, ahinoi, arriva da un’interrogazione parlamentare di alcuni deputati di Possibile (a prima firma Beatrice Brignone).
Dall’atto si legge che “ad oggi nessuna cabina di regia è stata avviata”. E, dunque, nemmeno il decreto ha visto la luce. Ma oltre al danno ecco la beffa. La cabina di regia, infatti, avrebbe poi dovuto lasciare spazio alla “Fondazione Articolo 34”, una fondazione ad hoc che avrebbe poi dovuto “promuovere la cultura del merito”. Ed ecco il clamoroso inghippo. Non c’è la cabina di regia, non c’è il decreto, non c’è il bando né tantomeno l’assegnazione delle borse di studio, ma i soldi, scrivono i deputati di Possibile, sono stati già assegnati alla Fondazione. Senza che, ovviamente, possano essere utilizzati. E non parliamo mica di bruscolini: 6 milioni per il 2017, 13 per il 2018, 20 per il 2019, più altri tre per il funzionamento della stessa Fondazione. Totale: 42 milioni inspiegabilmente bloccati. Gli studenti saranno anche meritevoli. Ma forse ora anche un po’ presi in giro.
Tw: @CarmineGazzanni