Continua il lavoro del Governo sulle misure contro il caro-bollette destinate a ridare fiato a famiglie e imprese zavorrate dall’aumento dei costi dell’energia. L’obiettivo è l’approdo delle nuove misure nel corso della prossima settimana. Il nodo rimane sempre lo stesso che sta attanagliando da giorni e giorni i Migliori. Ovvero il reperimento necessario delle risorse che devono finanziarie i nuovi interventi.
Caro-bollette, il nodo rimane il reperimento delle risorse necessarie per finanziarie i nuovi interventi
La coperta è corta e il premier Mario Draghi, spalleggiato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, non vuole cedere alla richiesta trasversale che arriva dai partiti per un nuovo scostamento di bilancio. Ecco allora che la dote di partenza del Governo si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi. Servono ancora alcuni giorni per elaborare i dati sulle entrate fiscali di luglio e agosto e i versamenti da parte delle società energetiche per la tassa sugli extraprofitti.
Mentre il leader del M5s, Giuseppe Conte, chiede al Mef di “presentare la lista delle imprese che hanno versato e di quelle che non hanno versato” il contributo straordinario. Di cui il Governo sarebbe pronto a correggere la norma dal momento che presta il fianco a profili di incostituzionalità, tanto che molte aziende hanno presentato ricorso.
A queste risorse si potrebbero aggiungere fondi recuperati attraverso il travaso di alcuni accantonamenti di bilancio. Diverse le misure allo studio. La priorità verrebbe data alle imprese gasivore e in particolare alle filiere produttive che maggiormente utilizzano il gas. Si studiano crediti d’imposta e bonus ad hoc per pagare il gas e forniture dello stesso a prezzo calmierato.
E ancora: la cassa integrazione gratuita per le imprese costrette a fermare o rallentare la produzione, il potenziamento della rateizzazione delle bollette, nuovi interventi sugli oneri di sistema e sull’Iva. Quanto all’iter parlamentare del nuovo dl si punterebbe ad un’approvazione-lampo in questo Parlamento prima dello scioglimento di Camera e Senato, se possibile.
In alternativa l’esame passerebbe alle nuove Camere. “Stiamo affrontando un terremoto economico – ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi -, il Governo può e deve intervenire, non possiamo aspettare due mesi”.
I termosifoni non potranno più andare a pieno regime
Intanto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha illustrato in Consiglio dei ministri il suo piano di risparmio energetico che dovrebbe valere da ottobre. I termosifoni non potranno più andare a pieno regime, si potrebbe tenerli spenti anche per una o due ore in più rispetto al passato e contenere la temperatura di uno o anche due gradi nelle aree del Paese in cui il clima è più clemente.
Escluso al momento il ritorno alla Dad nella scuola e allo smart working nella Pubblica amministrazione
Fonti di governo escludono al momento il ritorno alla Dad (Didattica a distanza) nella scuola e allo smart working nella Pubblica amministrazione. Che sia riscaldamento o luce o pc, le misure di risparmio dei consumi negli edifici dello Stato o delle Regioni vengono decise in autonomia dalle singole amministrazioni e magari messe a confronto e coordinate a livello centrale. Del resto nessun obbligo sarebbe previsto anche per i cittadini.
Nell’ambito delle imprese si ragiona su risparmi per le cosiddette ‘interrompibili’, quelle cioè che possono modificare i cicli di produzione senza danni. Da tale piano, secondo il Mite, sarà possibile conseguire risparmi variabili dell’ordine tra 3 e 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno. Ritornando alle misure che il Governo metterà a terra contro il caro-energia il binario degli interventi nazionali si incrocerà con quello comunitario quando il 9 settembre i ministri dell’energia europei si riuniranno per discutere le misure d’emergenza sull’energia.
In ballo ci sono il price cap e la proposta di slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Allo studio della Commissione europea c’è l’ipotesi di un tetto al prezzo dell’energia elettrica prodotta da fonti diverse dal gas per ricavarne risorse con cui ammortizzare i costi delle bollette.
Mosca alla vigilia del G7 annuncia che sospenderà le forniture di petrolio ai cosiddetti “paesi ostili”
Se anche i grandi Paesi europei dovessero riuscire a portare le proprie scorte di gas “vicine al massimo livello” consentito dagli stoccaggi questo “non garantisce di superare la stagione dell’autunno-inverno in modo affidabile”, avverte minaccioso Gazprom. Mentre Mosca alla vigilia del G7 annuncia che sospenderà le forniture di petrolio ai cosiddetti “paesi ostili” se questi imporranno “restrizioni” sul prezzo del petrolio russo.