Obbligo del vaccino per alcune categorie. Prime tra tutte quelle a contatto con il pubblico: forze dell’ordine, dipendenti della Pubblica amministrazione e professori. La proposta la fa Franco Locatelli, numero uno del Comitato tecnico scientifico. Che invece considera l’obbligo per tutti “un’opzione estrema”. Il discorso comunque è aperto. Come aperta è la discussione su un super Green Pass per chi si è vaccinato, che garantisca la possibilità di viaggiare, frequentare bar, cinema, ristoranti.
A chiedere all’Esecutivo misure più severe per chi ha deciso di non immunizzarsi, consentendo a chi fa il tampone solo di accedere ai luoghi di lavoro e ai servizi essenziali, sono stati i governatori. Ma l’Esecutivo al momento lascia in stand by la richiesta di introdurre il doppio binario. Prendono tempo Mario Draghi e i suoi ministri, si valuterà in base alla curva epidemiologica e ai dati che arrivano dagli ospedali. Un nuovo confronto con le Regioni ci sarà comunque lunedì o martedì.
Prima cioè di varare il nuovo decreto che, di sicuro, introdurrà l’obbligo vaccinale per i sanitari e per chi lavora nelle Rsa e la riduzione della validità del certificato verde da un anno a 9 mesi (anche se c’è chi spinge perché si abbassi a 6 mesi) già da inizio dicembre. E a decidere, comunque, se avanzare su misure più restrittive con la previsione di lockdown sociali per i non vaccinati sul modello di quanto sta accadendo in diverse parti d’Europa sarà la cabina di regia.
Sull’ipotesi frena il governatore del Veneto. “Stante oggi la Costituzione e il Paese che siamo, pensare di fare un lockdown per i non vaccinati non ci si riesce. Per me non è praticabile dal punto di vista giuridico”, dice Luca Zaia. Tra gli scienziati c’è chi preme perché venga eliminato il tampone come strumento diagnostico per ottenere il Green Pass. Ma al momento le ipotesi più probabili verso cui stiamo andando indicano per i tamponi antigenici e molecolari la riduzione della loro validità. Da 48 a 24 ore per i primi, da 72 a 48 ore per i secondi. Allo studio invece, come ha chiesto il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli, Massimiliano Fedriga, possibili restrizioni da introdurre per gli ingressi in Italia dai Paesi Ue.
TEMPI PIù BREVI. Continua invece il lavoro per accelerare sulle terze dosi. Il governo ha anticipato a lunedì la somministrazione ai 40enni prevista per il 1 dicembre. Si sta inoltre valutando la possibilità di accorciare i tempi – da 6 mesi a 5 – tra il completamento del ciclo vaccinale e la dose booster. “L’acqua del virus, in questa quarta ondata, si alza e noi dobbiamo alzare il livello di attenzione”, dice il ministro della Salute Roberto Speranza, ammettendo che “non essere preoccupati sarebbe da irresponsabili”.
Dal primo febbraio in Austria, peraltro, scatterà l’obbligo del vaccino. Ieri aperture in questa direzione sono arrivate, oltre che da Locatelli, da un esponente del governo. “Noi siamo stati i primi a introdurre l’obbligo vaccinale per i sanitari. Bisogna riflettere – ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa – se farlo con altre categorie, quelle che sono a contatto con il pubblico, tipo le forze dell’ordine o chi lavora nella grande distribuzione. Saranno valutazioni che dovremmo fare attenzionando i dati, ma dobbiamo guardare al futuro con fiducia e dobbiamo continuare a rispettare le regole”.
Fan della prima ora dell’obbligo vaccinale è il leader degli industriali, Carlo Bonomi. Se l’idea piace a Forza Italia e Italia Viva, la Lega di Matteo Salvini rimane fortemente contraria. Ma, come ha confermato Locatelli, la questione, seppur limitata ad alcune categorie, è destinata ad aprirsi.