Strasburgo si mette di traverso: no al riarmo di von der Leyen senza il via libera del parlamento europeo

Per il Fondo monetario internazionale più fondi per la difesa implicano l'aumento delle tasse e tagli alla spesa pubblica

Strasburgo si mette di  traverso: no al riarmo di von der Leyen senza il via libera del parlamento europeo

Ha fretta Ursula von der Leyen, dietro la scusa di una minaccia di guerra imprecisata, di far approvare il suo piano di riarmo da 800 miliardi di euro. Così tanta fretta da utilizzare un codice dei Trattati, l’articolo 122, per eludere la consultazione del Parlamento.

Ma – come scrive la delegazione del M5S all’Eurocamera – la sua arroganza è stata sconfitta. Il parere del servizio legale prima e il conseguente voto della Commissione Giuridica dell’Eurocamera (Juri) l’hanno sconfessata.

La Commissione ha approvato un parere legale secondo cui l’uso dell’art. 122 “non è base giuridica appropriata per questa proposta” .

L’Eurocamera boccia l’iter giuridico sul piano di Riarmo

“Lo abbiamo detto subito e siamo andati a denunciarlo anche a Strasburgo, nel cuore delle istituzioni europee. Siamo scesi in piazza, insieme a 100mila persone, per contrastare questo scempio: il folle Piano di Riarmo da 800 miliardi calpesta la democrazia e i governanti che lo hanno appoggiato – come la premier Meloni – lo hanno fatto senza alcun mandato dei cittadini, scavalcando il Parlamento europeo. La bocciatura di oggi sul piano giuridico è un macigno politico contro questa Commissione europea con l’elmetto e tutti coloro che vogliono un’economia di guerra. Andremo fino in fondo in tutte le sedi per fermarli”, ha dichiarato il leader del M5S, Giuseppe Conte.

Esulta anche la Lega, nonostante i suoi alleati abbiano votato quel folle piano. “Dunque, anche lo stesso Parlamento europeo, con la maggioranza che sostiene la Commissione, riconosce che il piano è illegittimo. Una sconfitta politica per von der Leyen e per chi, mentre nel mondo c’è chi lavora per la pace, parla di armi, munizioni, missili e carri armati e accelera sull’escalation militare. Una follia che va fermata”, spiega la delegazione leghista.

Se Ursula va avanti rischia il ricorso davanti alla Corte di Giustiza Ue

La palla dunque passa ora nelle mani della presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che può decidere se informare l’Aula durante la prossima plenaria del risultato del voto sulla relazione, che ha valore solo consultivo.

Superato questo passaggio la commissione Affari Giuridici potrà riferire oralmente le sue conclusioni all’Emiciclo. La presidente ha ora inoltre facoltà di presentare un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea a nome del Parlamento, conformemente alla raccomandazione della commissione competente.

Metsola può inoltre sottoporre al voto del Parlamento la decisione sull’intraprendere o meno il ricorso. Qualora invece la Presidente intenda discostarsi dalla raccomandazione della commissione Affari Giuridici, dovrà informare la commissione e deferire la questione alla Conferenza dei capigruppo.

Se anche la Conferenza dei capigruppo ritiene che il Parlamento non debba presentare osservazioni o intervenire dinanzi alla Corte di giustizia dell’Ue, la questione può essere sottoposta ad un voto finale del Parlamento europeo in sede plenaria.

Il Fmi avverte: per le spese per la difesa si rischia mix di tagli alla spesa e aumenti delle tasse

Peraltro il Fondo monetario internazionale ha dichiarato che per finanziare le spese in difesa bisogna aumentare le tasse e tagliare ulteriormente la spesa. Altrimenti, i conti pubblici sballano visto che si parla di decine di miliardi di euro per un Paese, per esempio, come l’Italia.

L’impatto di una maggiore spesa per la difesa in Europa dipenderà “dalle modalità di finanziamento, dalla risposta della politica monetaria agli shock della domanda e dalle ricadute regionali. Potrebbero tuttavia emergere vulnerabilità di bilancio se i paesi non riuscissero a delineare un piano credibile per finanziare gradualmente una maggiore spesa che includa un mix di aumenti delle tasse e tagli della spesa”, afferma il Fmi.

E tutto questo in un quadro macroeconomico che definire fragile è un eufemismo. La situazione di bilancio globale è deteriorata, con le prospettive peggiorate in seguito all’elevata incertezza, spiega il Fmi, prevedendo una traiettoria al rialzo per debito e il deficit.

Nello scenario peggiore – è la stima – il debito pubblico potrebbe raggiungere il 117% del Pil entro il 2027, il livello più alto dalla seconda guerra mondiale.

“Prevediamo che il debito pubblico globale aumenterà quest’anno di 2,8 punti percentuali, più del doppio delle stime del 2024, portando i livelli di debito sopra il 95% del Pil. E’ probabile che questa tendenza al rialzo continui con il debito pubblico vicino al 100% del Pil entro la fine del decennio, superando i livelli della pandemia”, mette in evidenza il Fmi.

Nel contesto di incertezza la politica di bilancio si trova ad affrontare alcuni compromessi critici: bilanciare la riduzione del debito, creare riserve contro le incertezze e soddisfare le esigenze di spesa in un contesto di prospettive di crescita più deboli e costi di finanziamento più elevati.