La Corte europea dei diritti umani ha deciso, in via definitiva, di “cancellare dal ruolo” il ricorso di Silvio Berlusconi contro la sua incandidabilità per la legge Severino, ritenendo che nella vicenda “non vi sia alcuna circostanza speciale riguardante il rispetto dei diritti dell’uomo”.
Non ci sarà, dunque, una sentenza e non si saprà mai se obbligando il Cavaliere a lasciare il suo seggio in Senato nel 2013, e impedendogli di presentarsi come candidato alle elezioni, comprese quelle dello scorso 4 marzo, l’Italia abbia violato o meno i suoi diritti.
La Corte di Strasburgo ha stabilito che tenendo conto della riabilitazione dell’ex premier, avvenuta l’11 maggio 2018 e a seguito della decisione del “richiedente di ritirare la sua denuncia, circostanze particolari relative al rispetto dei diritti umani non richiedono la prosecuzione dell’esame del caso”.
La Cedu ha accettato la richiesta, inviata a luglio dallo stesso Berlusconi, di non emettere una sentenza sul suo ricorso “data la sua riabilitazione, decisa dal tribunale di Milano” perché una eventuale sentenza della stessa Corte “non avrebbe avuto alcun risultato utile dato che il divieto a presentarsi come candidato era terminato e che non poteva esserci alcun modo per rimediare alla decadenza del suo mandato di senatore e all’incandidabilità”.
“Presi in considerazione tutti i fatti del caso – aggiunge Strasburgo -, in particolare la riabilitazione di Berlusconi e il suo inequivocabile desiderio di ritirare il ricorso, la Corte conclude che non ci sono circostanze speciali relative al rispetto dei diritti umani che richiedano di continuare l’esame del ricorso”.