Che ne dica Matteo Renzi, l’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia è una cosa seria. A riprova di ciò c’è la mossa di ieri della Corte d’assise di Palermo che, dopo una breve camera di consiglio, ha sciolto le riserve decidendo che Silvio Berlusconi, il prossimo 11 novembre, dovrà sedersi sul banco dei testimoni in qualità di indagato in reato connesso. Una formula che permetterà al Cavaliere, finito nel mirino della Procura di Firenze per concorso nelle stragi del ‘93, di avvalersi della facoltà di non rispondere su eventuali domande e circostanze direttamente riferibili alla sua posizione.
Questo non significa che Berlusconi debba necessariamente ricorrere a questo strumento perché il fondatore di Forza Italia potrebbe benissimo decidere di rispondere a tutte le domande delle parti coinvolte. Ad ogni modo a chiedere la sua deposizione in aula è stata la difesa del suo storico braccio destro, Marcello Dell’Utri, che in primo grado era stato condannato a 12 anni per minaccia a corpo politico dello Stato. Per questi fatti, Berlusconi è stato indagato sia dalla Procura di Firenze che da quella di Caltanissetta, venendo sempre archiviato.
L’ultima indagine, ancora una volta dai pm toscani, è quella che per la prima volta indica il Cavaliere come uno degli uomini dietro la strategia stragista del 1993 in cui ci furono l’attentato fallito al giornalista Maurizio Costanzo e le bombe a Roma, Milano e Firenze.