Una indagine clamorosa che potrebbe riscrivere parte delle pagine più nere della storia recente d’Italia. La stagione delle stragi di mafia non ha riguardato solo Cosa Nostra. Anche la ‘ndrangheta ha partecipato a quella scia di sangue. Per questo due esponenti di spicco delle mafie siciliane e calabresi sono stati arrestati questa mattina dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria su richiesta della Dda di Reggio Calabria. Per entrambi, l’accusa è di aver partecipato nella strategia di attacco allo Stato, che dopo i brutali attentati costati la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha continuato a mietere vittime anche fuori dalla Sicilia.
I due arrestati sono Sono il capo mandamento del rione Brancaccio di Palermo Giuseppe Graviano, fedelissimo di Totò Riina, e Rocco Santo Filippone, legato alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro, i due boss arrestati nell’operazione della Polizia di Stato quali mandanti degli attentati ai danni dei carabinieri compiuti nel 1994 a Reggio Calabria.
Alla medesima scia di sangue – ha scoperto la Dda – sono da ricondurre anche l’omicidio dei carabinieri Antonio Fava e Giuseppe Garofalo, trucidati nei pressi dello svincolo di Scilla il 18 gennaio 1994, e i due agguati che nei mesi successivi sono quasi costati la vita ad altri quattro loro colleghi. Si tratta di Bartolomeo Musicò, all’epoca 34enne, e il suo collega Salvatore Serra, 29 anni, il 1 febbraio vittime di un agguato alla periferia sud di Reggio Calabria, e di Vincenzo Pasqua e Salvo Ricciardo, rimasti miracolosamente illesi dopo l’attentato subito il 1 dicembre del ’94.
Secondo gli inquirenti, queste vicende non devono essere lette in maniera indipendente, ma anzi vanno inserite in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale, che aveva come obiettivo la destabilizzazione del Paese. Un piano progettato non solo dalla ‘ndrangheta , ma sviluppato attraverso la sinergia, la collaborazione e l’intesa di diverse mafie.