Sergio Mattarella ha scelto Malta e un anniversario scomodo per dire l’essenziale: in mare si salva, punto. “La vita umana è un valore da rispettare sempre”, ha dichiarato ricordando le vittime del naufragio nel Canale di Sicilia, dieci anni fa. E ha aggiunto che “la civiltà non consente di voltare le spalle a chi è in difficoltà in mare”. In un Paese dove il governo cerca di scrollarsi di dosso ogni responsabilità, il capo dello Stato si assume la propria.
Poi il passaggio che pesa: “L’Italia ha sempre rispettato la legge del mare”. Un’affermazione che suona come un monito, più che una descrizione. Perché quel “sempre” è sotto attacco da anni. Perché ci sono ministri che sequestrano navi civili, che firmano accordi per esternalizzare i respingimenti, che trattano le Ong come scafisti in giacca a vento. Perché si spediscono persone in Albania pur di evitarle. E perché di fronte al dovere morale di salvare vite, c’è chi risponde con burocrazia, rimpalli e campagna elettorale.
Lo schiaffo di Mattarella
Mattarella ringrazia esplicitamente chi soccorre “nel rispetto delle regole”. Un ringraziamento rivolto alle navi militari italiane, che “stanno svolgendo bene questo compito”. È una carezza a chi salva e uno schiaffo a chi ostacola. Il messaggio è tutto lì: chi salva fa il proprio dovere. Chi blocca, chi ostacola, chi criminalizza, invece no. La differenza non è tecnica, è etica. E costituzionale.
“È giusto contrastare l’illegalità”, ha detto ancora il presidente, “ma senza rinunciare all’obbligo morale e giuridico di salvare le persone”. È una linea rossa, tracciata con sobrietà. Eppure inequivocabile. Che lascia nudo chi, da anni, costruisce consenso sull’indifferenza. Mattarella non si sostituisce alla politica, ma la richiama al dovere. Chiede “un impegno massimo dell’Unione europea” per governare i flussi migratori. Mentre a Roma si parla di sicurezza, a scapito dell’umanità. Mentre si scrivono norme per voltarsi dall’altra parte, purché sia legale. La civiltà, invece, non lo consente.
La politica tace, il presidente parla. E, con poche frasi, rimette al centro la dignità delle persone. Un ceffone silenzioso, ma pubblico. Come si addice a una Repubblica.