Si chiama Rosa Belotti, ha 57 anni ed è residente ad Albano Sant’Alessandro, in provincia di Bergamo. Sarebbe lei la donna che secondo gli inquirenti della Procura di Firenze il 27 luglio 1993 avrebbe posteggiato, nei pressi del Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, la Fiat Uno imbottita di T4 che causò la strage di via Palestro (5 morti e 12 feriti).
La donna è accusata dai pm di Firenze di essere “coinvolta nell’esecuzione materiale, con funzioni di autista” dell’autovettura utilizzata per compiere l’attentato “quale alto e irripetibile simbolo del patrimonio nazionale”, si legge nel decreto con cui questa mattina è stato ordinato agli investigatori del Ros dei Carabinieri di perquisirgli l’abitazione (leggi l’articolo).
Strage di via Palestro, la donna sospettata di aver partecipato all’attentato si chiama Rosa Belotti
I magistrati della Dda di Firenze ipotizzano che Belotti avrebbe agito “in concorso con appartenenti a Cosa Nostra già condannati con sentenza passata in giudicato”. La donna, secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella del ’93 avrebbe condotto e parcheggiato la Fiat Uno imbottita di tritolo davanti al Pac, dove intorno alle 23.14 esplose, provocando la morte di tre Vigili del fuoco, di un agente di polizia municipale e di un immigrato marocchino che dormiva su una panchina.
Alla 57enne, secondo quanto si è appreso dagli inquirenti che indagano sulla strage di via Palestro, si sarebbe arrivati indagando su una foto di una donna rinvenuta in un volume di un enciclopedia durante una perquisizione in un villino ad Alcamo nell’ambito delle indagini sulle stragi mafiose del 1992-1993. Una foto molto simile all’identikit elaborato sulla base dei racconti dei testimoni di via Palestro.
A distanza di 29 anni, le nuove tecnologie per la comparazione dei volti a disposizione degli investigatori del Ros dei Carabinieri avrebbero permesso di identificare la foto ritrovata ad Alcamo con una foto segnaletica della 57enne la cui abitazione è stata perquisita questa mattina.