Strage di Erba, richiesta da Olindo e Rosa la revisione della sentenza che li ha condannati al carcere. A spiegare la motivazione di tale decisione il legale dei coniugi. Viene chiesto, dunque, un nuovo processo.
Strage di Erba, richiesta di revisione della sentenza
I legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno presentato alla Corte d’Appello di Brescia una richiesta di revisione della sentenza di condanna dei coniugi, considerati gli autori materiali della strage di Erba. “C’è molto di giù rispetto ai temi portati dal magistrato milanese – spiega l’avvocato Fabio Schembri, autore dell’istanza insieme ai colleghi Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux -. Abbiamo allegato sette consulenze, audio e video e affrontato tempi giù vasti”.
A quanti anni sono stati condannati Olindo e Rosa
Per anni, la difesa dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi – condannati all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Raffaella Castagna, del figlio della donna Yousseg Marzouk (2 anni), della notta del bimbo Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini – ha chiesto che il processo legato ai drammatici avvenimenti dell’11 dicembre 2006 venisse riaperto.
Così lo scorso 12 aprile, il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser – che considera i coniugi innocenti per i fatti di Erba – ha sollecitato il procuratore generale Francesca Nanni e l’avvocato generale Lucilla Tontodonati a rivalutare la richiesta di riaprire il caso. Tarfusser ha spiegato che la valutazione è stata fatta “in tutta coscienza per amore di verità e di giustizia e per l’insopportabile pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo”.
Inoltre, era stata chiesta la revisione del processo per un presunto errore giudiziario. Tuttavia, la Procura di Como aveva risposto con una nota respingendo le accuse mosse, in particolare, dalla Procura generale di Milano. “Senza giustificazione alcuna – scrive in un comunicato – a distanza di 16 anni, espressioni del pg contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como”.