Strage di Erba, la Cassazione rigetta il ricorso: niente revisione del processo per Olindo e Rosa

I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso della difesa: nessuna revisione del processo sulla strage di Erba per Olindo e Rosa.

Strage di Erba, la Cassazione rigetta il ricorso: niente revisione del processo per Olindo e Rosa

Nessuna revisione della condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi in relazione alla strage di Erba. I giudici della Cassazione, V sezione penale, hanno respinto il ricorso della difesa. I giudici della V sezione penale della Cassazione hanno rigettato il ricorso della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il pg Giulio Monferini aveva richiesto la inammissibilità della istanza. Di fatto la Suprema corte hanno confermato l’impostazione della corte d’appello di Brescia che aveva dato semaforo rosso alla iniziativa difensiva.

“Insisto per la inammissibilità del ricorso della difesa”, aveva detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giulio Monferini, al termine di un intervento di poco più di 30 minuti, davanti ai giudici della Cassazione. Secondo il rappresentante della pubblica accusa quelle presentate dalla difesa non sarebbero “prove nuove” ed inoltre non smontano in alcun modo “i pilastri delle motivazioni che hanno portato alla condanna di Rosa e Olindo, e cioè le dichiarazioni del sopravvissuto, le confessioni e le tracce ematiche”. Secondo il pg Monferini quelle presentate sono “mere congetture” e “prospettazioni astratte”. Il magistrato ha spiegato di “ritenere che le prove presentate non sono nuove o significative, cioè capaci di scardinare la struttura motivazionale delle sentenze di condanna”.

La strage di Erba fino al ricorso

All’esame oggi c’era il ricorso della difesa contro la decisione della Corte d’Appello di Brescia di dichiarare “inammissibile” la revisione del processo di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage dell’11 dicembre 2006. Quel giorno tragico, con spranghe e coltelli, vennero uccisi Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di soli due anni, la nonna materna del piccolo Paola Galli. Secondo le sentenze scritte sinora – con le quali sono state decise le pene dell’ergastolo per i due coniugi – è stata Rosa, mancina, a sgozzare il bimbo. Nella articolata azione di sangue nell’edificio di via Diaz poteva essere eliminato anche Mario Frigerio, il colpo alla gola sferrato da Olindo però non va così a fondo per una malformazione alla carotide. La moglie, Valeria Cherubini, invece, viene raggiunta sulle scale e poi finita nella mansarda. L’incendio dell’appartamento dei Castagna ed il successivo intervento dei Vigili del fuoco cancella e confonde, complicando non poco il lavoro degli investigatori.

Le indagini, i processi e la testimonianza oculare di Frigerio per anni parevano aver chiuso il caso. L’impegno della difesa a far esaminare incongruenze ed elementi inediti o quasi ha portato a mettere in dubbio tutto quel che sembrava certo, assodato. Otto mesi fa la corte d’appello di Brescia ha rigettato le istanze di revisione. Oggi gli ermellini erano chiamati a valutare se c’è stata da parte dei magistrati lombardi una mancata verifica di quelle che, a detta della difesa, sarebbero nuove prove in grado di scagionare Rosa e Olindo.