L’ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, è stato condannato a sei anni dalla seconda Corte d’Appello di Napoli in quanto ritenuto responsabile della strage del bus, precipitato dal viadotto Acqualonga causando 40 morti, avvenuta sull’autostrada A16 la sera del 28 luglio 2013, a Monteforte Irpino, in provincia di Avellino.
La stessa pena è stata inflitta anche per l’ex direttore generale di Aspi, Riccardo Mollo e per i dipendenti di Autostrade, Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. Pena ridotta a cinque anni per il dirigente di Aspi, Nicola Spadavecchia e per il direttore di tronco, Paolo Berti. Tre anni per Gianluca De Franceschi, dirigente di Aspi e per i due dipendenti, Gianni Marrone e Bruno Gerardi.
A gennaio del 2019 il giudice monocratico del Tribunale di Avellino aveva condannato il titolare della ditta di trasporti e proprietario del bus. Dodici anni di reclusione come aveva chiesto la Procura e ritenuto responsabile delle pessime condizioni del bus, immatricolato nel 1985 e con 800 mila km percorsi, e non aveva sottoposto l’automezzo a revisione.
In primo grado l’ex amministratore delegato di Autostrade Castellucci era stato assolto
In primo grado l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Castellucci, nei cui confronti la Procura aveva chiesto 10 anni di reclusione, fu assolto, così come l’ex condirettore generale e alcuni dirigenti, oggi invece condannati in Corte d’Assise d’Appello. L’accusa sosteneva che le barriere contro cui il bus impattò il bus avrebbero potuto reggere il colpo se i perni che le ancoravano al terreno non fossero stati corrosi dal sale che, in quel tratto dell’autostrada, fu impiegato per fronteggiare neve e ghiaccio.
L’ex ad di Autostrade: “La sentenza di secondo grado stupisce e sconcerta”
“La sentenza di secondo grado stupisce e sconcerta – ha commentato Castellucci – non solo gli avvocati perché va contro il senso comune e i fatti già accertati in primo grado e confermato se ce ne fosse stato il bisogno, in secondo grado. Non posso togliermi dalla testa che questa sia una giustizia condizionata dalla esigenza superiore di trovare un capro espiatorio in presenza di tante vittime alle cui famiglie va, ancora una volta, il mio sincero e profondo cordoglio”.