Le ragioni dello sciopero generale di quattro ore indetto da Cgil e Uil per oggi per tutti i settori privati – saranno otto ore nell’edilizia e otto ore in Emilia Romagna (per tutti i settori pubblici e privati, compreso il trasporto aereo, escluso invece dall’astensione a livello nazionale) e con un imponente corteo a Bologna – si riassumono nella richiesta di porre fine alla lunga scia di sangue sui posti di lavoro, nella necessità di una giusta riforma fiscale e nell’esigenza di un nuovo modello sociale di fare impresa. Ma va da sé che la tragedia di Suviana monopolizzerà per forza di cose l’attenzione sulla prima questione, quella dimenticata, della sicurezza sui luoghi del lavoro.
La lunga scia di sangue delle stragi sul lavoro. Oggi lo sciopero di quattro ore indetto da Cgil e Uil
Quello di martedì a Bologna – tre morti e 4 dispersi – è solo l’ultimo di una serie infinita di incidenti mortali sul lavoro avvenuti in Italia. Nei primi due mesi del 2024, secondo gli ultimi dati aggiornati dell’Inail, i morti sul lavoro sono stati 119, il 19% in più rispetto all’anno precedente. Sono passati 15 anni da quello che è considerato come il peggiore incidente sul lavoro avvenuto nella storia contemporanea del Paese, l’esplosione allo stabilimento di Torino della ThyssenKrupp, colosso tedesco specializzato nella lavorazione dell’acciaio. Il rogo causò la morte di sette operai del gruppo. Più recentemente, lo scorso 16 febbraio, quattro operai sono morti travolti dal crollo di un cantiere dell’Esselunga a Firenze. Nella notte fra il 30 e il 31 agosto 2023 a Brandizzo, in provincia di Torino, persero la vita 5 operai investiti da un treno regionale mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione sui binari.
Le richieste dei sindacati sul lavoro
Le richieste dei due sindacati che scioperano in materia di sicurezza sono chiare. La salute e la sicurezza sul lavoro devono diventare un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa. Bisogna cancellare le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato. Bisogna superare il subappalto a cascata, voluto dal ministro Matteo Salvini, e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavoratrici e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati. Occorre rafforzare le attività di vigilanza e prevenzione incrementando le assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende Sanitarie Locali. Insistere per un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua per tutte le lavoratrici e i lavoratori. Una vera patente a punti, per tutte le aziende e per tutti i settori, che blocchi le attività alle imprese che non rispettano le norme di sicurezza. Prevedere l’obbligo delle imprese ad applicare i contratti nazionali collettivi firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative e vincolati al rispetto delle norme sulla sicurezza, quali condizioni per poter accedere a finanziamenti/incentivi pubblici. Ma tutte queste richieste sono state finora ignorate dall’attuale governo che, all’indomani del crollo nel cantiere Esselunga di Firenze, ha infilato in fretta e furia nel decreto Pnrr la patente a crediti.
Il governo ha fatto poco e nulla. Ha stanziato due milioni di euro per la sicurezza sui luoghi di lavoro e ha introdotto un’inutile patente
A denunciare l’immobilismo del governo sui temi della sicurezza del lavoro e l’inefficacia delle strategie messe in campo fino a oggi, è stato il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Il leader della Uil, numeri alla mano, certifica l’inerzia del governo. Mancano gli ispettori, quello che dice il governo, ossia che saranno aumentate di 700 unità, non bastano. Cinquecento sono del vecchio governo Draghi, 200 assunzioni saranno fatte fino al 2026, per una spesa di 2 milioni. “Ricorderete – dice – i 600 milioni di euro trovati per gli agricoltori in 48 ore, sulla sicurezza il governo ha speso 2 milioni di euro, una vergogna. Bisogna aumentare le ispezioni e gli ispettori. Bisogna decidere che le aziende che violano le norme sulla sicurezza devono chiudere. Chi oggi viola le leggi e mette a rischio la vita delle persone non può lavorare. La patente a crediti che il governo ha fatto valuta la vita umana 15 punti. Per noi questo è inaccettabile. Aggiungo che bisogna inserire nell’ordinamento l’omicidio per violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Questo è un Paese che ha messo l’omicidio nautico, e non accetta di inserire l’omicidio quando vengono scientificamente violate le norme sulla sicurezza del lavoro’’.
Non solo. Il 25 marzo la maggioranza, attraverso una serie di emendamenti al decreto Pnrr, ha provato persino ad allentare la stretta sulla sicurezza sul lavoro. La nuova patente a punti, che da ottobre sarà obbligatoria per le imprese che intendono operare in un cantiere edile, parte da una dotazione iniziale di 30 punti, soggetti a decurtazione in caso di violazioni e infortuni: sotto i 15 crediti non si può più operare nel cantiere. Una serie di emendamenti identici presentati dalla maggioranza (FI, Lega, FdI, Svp) e anche da Iv, propone però che i punti iniziali possano arrivare fino a 100 in base alla grandezza dell’azienda: 30 crediti per le aziende che occupano fino a 10 lavoratori, 50 per quelle che ne occupano fino a 49, 80 fino a 249 dipendenti e 100 per quelle con un numero superiore. Due emendamenti identici di Lega e FdI (e altri tre analoghi di Lega, FI e Iv che però escludono le violazioni da cui derivi un infortunio) propongono che il provvedimento di decurtazione sia “condizionato all’emanazione di un invito a regolarizzare” da parte degli ispettori: in caso di regolarizzazione si è salvi dal taglio. Bisogna vedere se ora, alla luce della tragedia di Suviana, le destre avranno il fegato di far passare tali proposte di modifica.
Le altre motivazioni per lo sciopero sul lavoro
Per quanto riguarda le altre motivazioni che muovono lo sciopero c’è la richiesta di un fisco più equo. La delega che il governo sta applicando invece di combattere l’evasione fiscale e contributiva introduce nuove sanatorie, condoni e concordati, dicono Cgil e Uil. Non tassa gli extraprofitti, favorisce le rendite finanziare e immobiliari, il lavoro autonomo benestante e le grandi ricchezze. Infine chiedono di rimettere al centro delle politiche economiche e sociali del governo e delle imprese il valore del lavoro a partire dal rinnovo dei contratti nazionali e da una legge sulla rappresentanza, la centralità della salute e della persona, la qualità di un’occupazione stabile, una seria riforma delle pensioni, il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire il nostro sistema produttivo.