“L’esplosione è stata prodotta da una ‘bolla’ o ‘camera’ di metano innescata da una casuale scintilla”. È l’ipotesi della Procura di Agrigento dopo l’esplosione del metanodotto che ha causato il tragico crollo di edifici in cui lo scorso sabato, hanno perso la vita nove persone e il bimbo che una delle vittime portava in grembo. A fare chiarezza è il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio che coordina l’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, al momento senza indagati.
“Si sta cercando di ricostruire – ha spiegato il pm – la dinamica dell’esplosione e del successivo propagarsi della palla di fuoco e dell’onda d’urto. Viceversa, sul come e sul perché si sia creata la bolla, e perfino sul punto esatto dove la stessa si sia creata (al momento localizzata al di sotto o in adiacenza della abitazione del civico numero 65 di via Trilussa), permangono dubbi che saranno sciolti dalle investigazioni tecniche e di polizia giudiziaria in corso”. Durante i vari sopralluoghi, l’ultimo dei quali, in maniera collegiale è stato fatto ieri “sono stati repertati – ha reso noto il procuratore – per le successive analisi, diversi e eterogenei materiali rinvenuti sul luogo del disastro”.
Ad affiancare il procuratore di Agrigento c’è anche un pool di magistrati – costituito dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dai sostituti Chiara Bisso e Sara Varazi – che avra’ il compito di coordinare i tanti tecnici incaricati. Costituito anche un collegio peritale coordinato dall’ingegnere Antonino Barcellona e composto dagli ingegneri Gianluca Buffa, Giovanni Vella e Alessandro Benigno. La Procura della Repubblica di Agrigento si è anche riservata di nominare un consulente geologo e un altro esperto in materiali esplodenti.
Dopo la messa in sicurezza del quadrilatero interessato all’esplosione di circa 10.000 metri quadrati, sono stati acquisiti filmati di video camere di sorveglianza, mappe di rete ( in cartaceo e in file) e mappe geologiche dei luoghi. “Va, infatti, rilevato – ha aggiunto Patronaggio – che il territorio di Ravanusa è classificato a rischio geologico medio-alto. Nel corso dei diversi sopralluoghi, e da ultimo del sopralluogo collegiale di ieri sono stati repertati, per le successive analisi, diversi ed etoregenei materiali trovati sul luogo del disastro”. Le indagini strettamente di polizia giudiziaria sono state affidate al nucleo operativo del Comando Provinciale di Agrigento, comandato dal maggiore Luigi Balestra e al Nucleo Investigativo Antincendio di Palermo comandato dall’ingegnere Augusto Pedone.