Il tema delle concessioni balneari non è affatto una questione di lana caprina. E non solo (e già basterebbe questo) per l’enorme giro di business che si porta dietro. Ma anche e soprattutto perché “è uno spartiacque per comprendere la capacità riformatrice del Governo Draghi”. È molto chiaro sul punto l’onorevole Francesco Berti, deputato del Movimento cinque stelle che sta conducendo ormai da tempo una battaglia sull’annoso tema, specie ora che si sta entrando nel vivo della discussione sulla Legge di Bilancio.
“Ad alcuni sembrerà assurdo – ossserva il parlamentare – ma la direttiva Bolkenstein che ci arriva dall’UE è una vera e propria opportunità per il nostro Paese. Purtroppo la destra è schierata in maniera ideologica a difesa del precario equilibrio che si è creato negli anni, non rendendosi conto che così finisce per far sbattere il settore contro il muro dei valori costituzionali in tema di gestione dei beni pubblici”.
Ci spieghi meglio.
La sentenza del Consiglio di Stato, che ha intimato a indire le gare prima di dicembre 2023, è un esempio chiarissimo. In tutto questo, mi chiedo che fine abbia fatto l’europeismo del Pd che evidentemente vale soltanto a fasi alterne. Questo Governo, che gode di una maggioranza parlamentare amplissima, ha il dovere di fare quello che non è stato fatto nel passato.
Qual è invece la posizione del MoVimento Cinque Stelle?
Il MoVimento 5 Stelle chiede che le Regioni pubblichino immediatamente l’albo delle concessioni demaniali, per capire l’entità dei canoni pagati e chi invece ha fatto il furbetto. Questo intervento dovrà essere già inserito nella legge di bilancio, non possiamo aspettare il Ddl Concorrenza. I dati sono preoccupanti: a quanto risulta dai dati dell’Antitrust, lo Stato doveva incassare 105 milioni dei canoni e ne ha incassati soltanto il 75%, circa 80 milioni. E’ chiaro che chi non ha pagato il canone non solo deve restituire gli arretrati, ma deve essere escluso dai futuri bandi. Successivamente, si deve aprire un tavolo tra tutte le forze politiche per ridefinire i principi base dei futuri bandi sulla base della transizione ecologica, attenzione ai livelli occupazionali e tutela degli investimenti, accessibilità dell’arenile e accessibilità ai disabili. Inoltre, servirà garantire un 50% di spiagge libere per garantire l’accesso a chi non dispone di risorse per pagare l’accesso agli stabilimenti. Un ultimo tema a cui sono particolarmente legato: la libertà di impresa. I giovani devono avere il diritto a poter diventare concessionari, senza doverla ereditare dal padre o dal nonno.
Crede che qualche partito all’interno del Parlamento risenta di pressioni dei privati?
La risposta nei fatti è sì, purtroppo sì. Esempio di questo è stato un convegno precedente alla sentenza del Consiglio di Stato, organizzato dalla CNA Balneari nazionale il 5 novembre. In questo convegno tutti i partiti, tranne il MoVimento 5 Stelle, hanno sostenuto le tesi che sono state smontate pezzo per pezzo dal Consiglio di Stato. Se tutte le forze politiche tranne una difendono tesi anti-giuridiche, c’è un problema grave nella qualità della sintesi politica che alla stragrande maggioranza dei partiti operano. La politica non può in nessun caso stravolgere i principi costituzionali per favorire soltanto gli interessi di alcuni.
Perché soprattutto Lega e FdI non vogliono cedere sul punto?
Mettiamoci anche Fi e, purtroppo, pezzi di Italia Viva e Pd. Perché su questo tema sono sotto scacco degli interessi del settore e hanno paura di cambiare. In realtà così facendo non stanno facendo gli interessi di nessuno, stanno solo prolungando l’incertezza giuridica che neanche gli attuali concessionari vogliono.
Alla fine si arriverà a gare pubbliche su un bene che fa gola a tanti?
Non soltanto per la sentenza del Consiglio di Stato o per la direttiva Bolkenstein che lo dicono, a pena di nullità degli atti amministrativi di proroga. L’Italia riuscirà a dare una regolazione organica al settore perché nel mare, negli arenili e nelle spiagge c’è un pezzo della nostra identità italiana. Lasciare questo settore nel caos significa non valorizzare un simbolo che ci distingue nel mondo, la politica italiana saprà essere all’altezza di questa sfida e il M5S darà il suo contributo riformatore.